Libia, la rabbia di Matteo Salvini: perché la guerra può far saltare il suo piano sugli immigrati
Il piano di Matteo Salvini sugli sbarchi rischia di naufragare per l'offensiva di Haftar in Libia. Un mese fa, il 18 marzo, il ministro dell'Interno emanò una direttiva che considerava gli approdi alternativi all'Italia e scrisse: "I porti libici, tunisini e maltesi possono offrire adeguata assistenza logistica e sanitaria". Ma ora tutto quell'impianto, sottolinea La Stampa, in un retroscena, è messo fortemente in pericolo dai combattimenti nel Paese. Il leader della Lega è furibondo. Pare che si sia sfogato con i suoi contro che sta "giocando alla guerra, che è un gioco molto pericoloso". I prefetti del ministero dell'Interno lo hanno messo in guardia. A partire dalle parole del procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi: "La dichiarazione di una zona Search And Rescue libica, avvenuta nel 2017 non fa venire meno l'obbligo delle nazioni delle SAR vicine, innanzitutto Italia e Malta, di salvare le persone in pericolo, anche in zone di non diretta attribuzione, coordinando gli sforzi dei soccorsi e intervenendo direttamente, se del caso". Leggi anche: Nessun immigrato in Italia. Ong Alan Kurdi, la vittoria di Salvini: Berlino e Parigi devono arrendersi Insomma, se Salvini sperava in una progressiva stabilizzazione in un virtuoso processo di pace e in un maggiore coinvolgimento delle agenzie delle Nazioni Unite, in questo momento le cose stanno andando diversamente. Il tutto mentre da Ginevra arrivava una dichiarazione ufficiale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni in cui si "esprime preoccupazione per la popolazione civile e i migranti tenuti in detenzione in Libia, mentre convogli militari si avvicinano alla capitale Tripoli". "La sicurezza dei migranti detenuti diventerebbe una questione cruciale se dovesse verificarsi una escalation dell'azione militare. La Libia non è un luogo sicuro dove riportare i migranti che hanno tentato senza successo di raggiungere l' Europa". E al Viminale la tensione sale.