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Matteo Salvini, la rabbia dei leghisti e il pressing: "Grillini mosche impazzite. Se lui gli dice Resta lì..."

Giulio Bucchi
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"Mandare al diavolo quei pazzi giustizialisti". Nella Lega il pensiero dopo il siluramento di Armando Siri imposto dal premier Giuseppe Conte è uno solo: crisi di governo. Lo riportano vari retroscena e il pensiero tra gli uomini di Matteo Salvini è univoco: i grillini, considerati i veri ispiratori della cacciata del sottosegretario leghista indagato per corruzione (che probabilmente si dimetterà prima di arrivare al pericolosissimo voto in CdM), "non si comportano come alleati, ma come un pubblico ministero. Non se ne può più". Leggi anche: "Magari Salvini lo facesse, così...". Siri e il retroscena: tutta la follia dei 5 Stelle Tra i leghisti c'è chi arriva a formulare fuori dai denti pensieri estremi: "Adesso tutti voi scriverete che Matteo ha mollato Siri - si sfoga un esponente di peso con il Corriere della Sera -, che l'ha avuta vinta Luigi Di Maio... Tutti quanti noi, invece, speriamo che Matteo gli dica Resta lì. Sarebbe la sfiducia al premier e la fine di un'agonia" chiamata governo gialloverde. E che la mossa su Siri sia in realtà una subdola strategia elettorale in vista delle elezioni europee nei Palazzi ne sono coinvinti un poì tutti: quelli del Movimento, concludono sarcasticamente nella Lega, "ormai sono come le mosche che sbattono in un paralume, sono in un pozzo in cui l'unica cosa che conta è recuperare nei sondaggi qualche decimale che in realtà non recuperano". E proprio per questo motivo Salvini non vuole rompere. Non ora, non prima del 26 maggio.   

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