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Matteo Renzi, la pugnalata al Pd e a Zingaretti: verso il nuovo partito, molto più che un indizio

Davide Locano
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Non è ancora l' annuncio di una «iniziativa futura», come precisano i suoi. E sarà anche vero, come osservano sempre nel giro di Matteo Renzi, che sostenere, come ha fatto l' ex premier e segretario del Pd, che «le elezioni si vincono al centro» e «occorre riorganizzarsi», come ha detto in una intervista al Qn, «è una considerazione quasi da manuale». Come ha detto Renzi nell' intervista, «negli Usa si vince con Biden, non con Sanders. Nel Regno Unito con Blair, non con Corbyn». Ma nonostante il low profile con i cui i suoi le leggono, le parole di Renzi segnano un passo in più nel percorso dell' ex segretario. Soprattutto per quell' accenno al «riorganizzarsi». «È evidente», ha spiegato, «che prima delle prossime politiche, non dopo le europee, prima delle politiche, occorra riorganizzarsi». Come? Guardando «un centro sinistra moderato». Leggi anche: Senaldi rivela il piano di guerra di Renzi Certo, non è un problema da porsi immediatamente: «È un tema che ci porremo più avanti, quando sarà il momento». Intanto, però, il tema è posto. Ed è tema non da poco. Non è, infatti, come potrebbe sembrare a una distratta lettura, l' invito al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a spostare il partito al centro. «Difficile», dicono i suoi, «che l' attuale segreteria possa farlo, è evidente che il Pd sarà un partito sempre più orientato a sinistra». Semmai, il pensiero Renzi è che «ci vuole qualcuno che faccia il lavoro del centro», che prenda voti tra i moderati. Insomma, un nuovo partito. Perché «le elezioni, da sempre, si vincono al centro». E comunque, quello spazio per ora non è coperto. E con un Pd a guida Zingaretti, spiegano i renziani, rimarrà sempre scoperto. Naturale che la domanda seguente è se Renzi abbia intenzione di crearlo, il nuovo soggetto che prenda voti al centro. O se, invece, la consideri un progetto che spetta ad altri. «Dipende dai tempi», è la risposta dei suoi. Per ora, «manca il quadro politico». Bisogna capire, cioè, cosa accade dopo il 26 maggio: se c' è la crisi e si vota in autunno, è chiaro che manca il tempo per fare qualunque cosa. Ma se si vota a scadenza naturale, tutto è possibile. Il piano B è che a riempire lo spazio al centro sia Carlo Calenda. Negli ultimi tempi Renzi si è riavvicinato all' ex ministro dello Sviluppo economico, dopo mesi di reciproca freddezza. A suggellare la ritrovata intesa è stata l' iniziativa che si è svolta lunedì scorso a Milano, con l' ex segretario a sponsorizzare la candidatura di Calenda in una sala affolatissima. Se il nuovo partito non lo fa Renzi, lo potrebbe fare l' ex ministro dello Sviluppo economico. Oppure potrebbero farlo insieme, anche se, visti i caratteri, sembra difficile. Il sasso, comunque, è lanciato: prima o poi occorrerà che il centrosinistra si «riorganizzi». Al centro. A meno che, certo, Zingaretti non cambi linea. Ma Renzi e i suoi non ci credono. E dunque, ragionano sul che fare stando così le cose: «Se si rinchiude nel recinto della sinistra, resta un grande spazio al centro e qualcuno tenterà di coprirlo». Molto, comunque, dipenderà dai tempi. «Quando ci avvicineremo alle politiche», ragiona un renziano, «Zingaretti dovrà chiarire cosa vuol fare». Non è piaciuta, in quel di Firenze, l' intervista di Bersani sui 5 Stelle, nella quale il leader di Articolo 1 sostiene esattamente, e ancora una volta, l' opposto rispetto a Renzi. «A sinistra» dice Bersani, «bisogna mettersi d' accordo: l' avversario è questa destra, e per creare l' alternativa bisogna discutere anche con il M5S». Parole che per Renzi sono una «sciagura». È la conferma che nel Pd, come ha detto nell' intervista al Qn, «c' è questa tentazione da parte di qualche aspirante ministro» di fare un' alleanza con il M5S. Ipotesi inconcepibile per Renzi: «Sarebbe la rivendicazione dell' incompetenza come sistema». Certo, dovrà decidere il nuovo segretario. Che, a Otto e mezzo, replica gettando acqua sul fuoco: «Considero l' intervista di Renzi un mio grande successo personale. Se guardiamo al dibattito congressuale, è la posizione che ponevo da tempo, mettere fine alla stagione dell' autosufficienza. Poi vedremo chi e come, ma ci sarà la possibilità di raccogliere anche parte di un elettorato moderato che non sta in un centrodestra egemonizzato da Salvini». di Elisa Calessi

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