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Emmanuel Macron, patto in Europa per far fuori il galletto francese?

Davide Locano
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Alla Commissione europea sono convinti di aver vinto. Il portavoce di Juncker, il greco Margaritis Schinas, lo ha detto senza giri di parole: «Contrariamente alle profezie delle cassandre, sono i pro-europei che hanno vinto». A far gioire i fan della bandiera blu stellata è il risultato dell' Alde, l' alleanza dei partiti liberali, che con 109 seggi (42 in più della scorsa tornata grazie anche a Macron) compensa il bagno di sangue del centro popolare (meno 41) e dei socialisti (meno 42). Gli amici della Bonino si sentono forti e alzano già la voce: il macronista Pascal Canfin ha attaccato il candidato ufficale del Ppe merkeliano, Manfred Weber. «Chiaramente pensiamo sia completamente squalificato», ha dichiarato Canfin. Per "La République en marche" l' uomo giusto è Michel Barnier, guarda caso un francese, colui che ha guidato le trattative con Theresa May sulla Brexit e che, detto en passant, fa parte della destra sarkozista e quindi dovrebbe essere del Ppe. Scalpita pure Margrete Vestager, il cui partito (Radikale Venstre) è arrivato quinto in Danimarca con un 10% dei suffragi (all' incirca ha convinto 200mila sui compatrioti): «Voglio diventare il prossimo presidente della Commissione Ue. Ho lavorato per cinque anni contro i monopoli, ora gli elettori hanno fatto altrettanto», ha detto Margrete riferendosi alla fine del dominio socialista-popolare. Da parte loro, i sovranisti hanno 58 seggi, con i 29 di Farage potrebbero superare i verdi al 4° posto; ma la maggioranza in coalizione col Ppe resta lontana (impossibile a giudicare da quanto sta accadendo in Austria). Leggi anche: Mussolini, attacco a Di Battista L'ELISEO SI DA' DA FARE Macron, forte di 21 eurodeputati, potrebbe diventare il vero padrone dell' Alde (coalizione di sigle medie e piccine) e già si muove nei vuoti lasciati dalla Merkel e tratta direttamente con i leader socialisti (ha incontrato il portoghese Costa e lo spagnolo Sanchez) per la spartizione degli incarichi Ue. Il fantomatico "fronte" anti-sovranisti insomma già si frantuma, guarda caso lungo la linea che divide da un po' di tempo Francia e Germania. La verità è che il Parlamento di Bruxelles-Strasburgo, esaurita la sua funzione di eleggere il Presidente della Commissione, tornerà nella sua condizione di subalternità rispetto alla burocrazia continentale e ai 28 Paesi. Sono infatti i governi che adesso decidono il nuovo assetto dell' Unione. Ed è qui che indirettamente il risultato delle urne può tornare a influire sulle scelte future. In Italia infatti il successo elettorale dà alla Lega il peso per imporre all' alleato grillino un proprio referente (Gioretti?) alla poltrona che spetterà al nostro Paese. Già ci hanno fatto sapere che dopo aver espresso l' Alto rappresentante per gli affari esteri, il presidente della banca centrale e il numero uno dell' europarlamento, stavolta ci toccherà qualche incarico di secondo piano. È su questo punto che un accordo con Varsavia e Budapest, al di là degli schieramenti nel Parlamento, potrebbe portare a creare un nucleo di tre Paesi "sovranisti" con tre eurocommissari che lavorino in sintonia. I giochi per chi controlla Bruxelles sono ancora aperti. di Giovanni Longoni

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