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Grasso fa il pavone: spende in spot più della Boldrini

Il Senato investe il triplo della Camera per foto e riprese. Nonostante gli annunci, Palazzo Madama non riduce i costi

Giulio Bucchi
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Per ogni foto e ripresa di Laura Boldrini dall' inizio della legislatura ce ne sono quasi tre di Piero Grasso. Per ogni nastro tagliato dal presidente della Camera ce ne sono più di due che hanno visto protagonista il suo collega al Senato. Che entrambi avessero una certa cura della propria immagine era evidente a tutti. Che il più vezzoso dei due fosse però l'ex magistrato è una vera sorpresa. Certificata dai bilanci 2013 dei due organi costituzionali, che proprio in questi giorni con parallelo, gravissimo ritardo stanno approvando i conti di previsione dell'anno corrente (che per buona regola dovrebbero essere esaminati prima della fine dell'anno precedente). Si tratta di vezzi e pavoneggiamenti che non costano nulla alla seconda e alla terza carica dello Stato. Ma ben differenti fra loro. Alla voce «spese per il cerimoniale e la rappresentanza» nel bilancio della Camera dei deputati per il 2013 sono stati inseriti 740 mila euro. Alla stessa voce in Senato la cifra esposta per l'anno in corso è quasi tre volte più grande: 2.026.000 euro. All'interno ci sono 185 mila euro di «spese per pubblicazioni di rappresentanza e acquisto di libri d'arte», voce che invece non figura nei conti presidenziali di Montecitorio. La Boldrini farà altri regali agli ospiti, evidentemente. Ci sono sfumature diverse in quei capitolo di spesa, ma è indiscutibile che Grasso si rappresenti in giro per l'Italia e il mondo assai più della sua collega, che pure vantava un curriculum e relazioni assai più internazionali.  Quella delle spese di rappresentanza non è la sola anomalia del bilancio di palazzo Madama, da poco stampato e già accompagnato dalla ormai consueta litania di «auto-elogi» per avere risparmiato e tagliato qua e là. Tagli in effetti ce ne sono stati. Quasi sempre di proporzioni lievi e quasi impercettibili. Risparmi, no. Tanto è vero che la spesa effettiva di palazzo Madama sale comunque di circa 3 milioni di euro, dai 535,3 milioni del 2012 ai 538,3 di quest'anno. Non si può chiamare «taglio», visto che incrementa la spesa generale dello 0,55%.  Qua e là i capitoli di spesa scendono e salgono a seconda delle varie voci che li compongono. Quello più sensibile - la voce «competenze dei senatori» - scende, ma di una cifra quasi impercettibile: -1,61%. Circa 700 mila euro in  tutto. Significa un taglio rispetto al bilancio dell'anno precedente di 181,15 euro al mese per i 322 senatori esistenti, compresi quelli a vita. Non sembra un passo clamoroso. Scendono anche i rimborsi delle spese per l'esercizio del mandato elettivo. Ancora più impercettibilmente: dello 0,08%: 30.600 euro tagliati in  tutto. Significa che in media i 322 senatori rinunceranno ogni mese a 7-8 caffè, visto che il taglio è stato di 7,9 euro. Taglietto anche ai trasferimenti ai gruppi parlamentari: -0,93%. In compenso i nuovi protagonisti di palazzo Madama devono essere assai più secchioni dei predecessori, perché per i loro studi e le loro ricerche si spende il 7,82% più dell'anno precedente. In media gli studi dei 322 costano di più 54 euro al mese a testa. Salgono sensibilmente i beni di consumo acquistati: +60,74% in tutto. Nel confronto con la Camera spicca pure un'altra voce: la spesa per i servizi assicurativi. Sono diverse le compagnie che hanno vinto i rispettivi bandi (Assitalia a Montecitorio, Cattolica assicurazioni a palazzo Madama). Per la «all risk» sottoscritta per i dipendenti alla Camera si spendono 1,5 milioni di euro l'anno e al Senato 850 mila euro. Visto che la Camera ha il doppio dei dipendenti, le polizze debbono essere assai simili. Ma fra deputati e senatori la situazione si capovolge. La Camera ha sottoscritto una polizza «all risk» (vita e danni) per i suoi 630 eletti spendendo un milione e 10 mila euro. Per i 322 senatori- che sono quasi esattamente la metà dei deputati- invece il costo raddoppia: 2 milioni e 100 mila euro. Vero che qualche rischio vita c'è di più a palazzo Madama, perché gli eletti sono mediamente più anziani. A inizio anno a dire il vero la distanza non era siderale: età media di 57 anni per i senatori e di 54 anni per i deputati. Poi sono arrivati i grillini, e la media si è abbassata di più a Montecitorio. Ora l'età media è di 54,69 anni a palazzo Madama e di 45,8 anni alla Camera. La differenza dunque dovrebbe dare un premio più alto del 19,41% per le polizze dei senatori. Se le polizze fossero identiche, tenendo conto della differenza di età quelle dei senatori (che sono la metà) dovrebbero costare circa 700 mila euro di fronte al milione speso dalla Camera. Invece costano più del doppio: c'è qualcosa che evidentemente non quadra. di Franco Bechis

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