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Giuseppe Conte, diktat a Matteo Salvini: "Con l'Europa tratto io, altrimenti si vota"

Caterina Spinelli
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Giuseppe Conte torna a chiedere un pieno mandato nelle trattative con l'Europa dopo averlo fatto nella conferenza stampa dello scorso 3 giugno. Una richiesta che non era piaciuta ai due alleati di governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ad oggi le cose non sono cambiate e per il premier la priorità è dialogare con l'Unione Europea, senza che qualcuno si contrapponga. "Non vorrei che una Lega forte del risultato della consultazione europea si lasciasse prendere da prospettive di predominio, e assumesse via via atteggiamenti sempre più strumentali". Ha spiegato il presidente del Consiglio a Massimo Franco sul Corriere della Sera. Il problema, per Conte, sarebbe proprio il leader della Lega, forte dell'ottimo risultato alle elezioni europee. "La composizione del nostro Parlamento non è cambiata. Se la Lega aspira a capitalizzare un consenso politico in un sistema fondato sulla democrazia parlamentare come il nostro, non può che passare da elezioni politiche, deve assumersi la responsabilità di chiedere nuove elezioni politiche e poi vincerle. Le elezioni europee - continua - hanno una logica e prospettive diverse".  Leggi anche: Conte sempre più irritato: Di Maio e Salvini lo escludono sempre Tra il dire e il fare, c'è di mezzo la prossima manovra che parte già con il gap di 23 miliardi da trovare per sterilizzare quelle clausole che farebbero aumentare l'Iva. Non solo, in mezzo ci sono anche le richieste dei due leader. Da una parte la flat tax al 15%, una misura dai costi proibitivi se associata al reddito di cittadinanza e a "quota 100", ma su cui il leghista non ha alcuna intenzione di arretrare di un millimetro. Dall'altra Di Maio che punta tutto sul salario minimo orario. Un'altra norma dai costi non proprio contenuti. Procedure però che trovano diversi ostacoli. Tra queste, la più importante, è la possibile procedura di infrazione per debito eccessivo. "Se la procedura viene aperta davvero, farà male all'Italia - avverte Conte - ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni. Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell'interesse nazionale senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani". Massima "attenzione a sfidare l'Ue, se gli alleati non accetteranno un compromesso, si andrà tutti a casa". E chissà se il premier riuscirà ad ottenere ciò che vuole. La conferenza a tre prevista al massimo per domani sera, 11 giugno, potrebbe mettere un punto a questa "diatriba". 

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