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Matteo Renzi, il piano per tornare ai vertici del Pd: niente più nuovo partito, ora punta alle primarie

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Caterina Spinelli
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Al grido di "basta con le correnti, sciogliamole", tutte le componenti del Pd si sono date appuntamento per convegni, seminari e incontri. Aleggia nell'aria il tema della formazione di un nuovo partito del Pd, guidato proprio da Matteo Renzi, che comunque dimentica che dovrebbe allearsi con il medesimo Pd alle elezioni. Già qui - rivela Il Messaggero - subentrano i problemi e si formano correnti differenti: una vorrebbe che sia Carlo Calenda a farsi promotore dell'iniziativa, ma d'intesa con Nicola Zingaretti e fautore Paolo Gentiloni. "Se te ne vai e fondi qualcos'altro lo fai perché hai un dissenso forte su questioni di fondo", spiegano i contrariati. Poi c'è la versione di tutti coloro che hanno più volte invitato i renziani ad andarsene "perché non sono di sinistra e sono un gruppo chiuso che fa riferimento solo a se stesso". Leggi anche: La vergogna di Renzi. Come lo sbugiarda Formigli La data fatidica - prosegue il quotidiano - potrebbe essere proprio la Leopolda. Anche se ora che il governo va avanti (sembrerebbe), la possibilità di una scisssione non è più considerata a portata di mano. Così Renzi userà i comitati civici come arma di pressione interna per poi puntare alle primarie dem, fra due anni, ritentando la scalata al partito. In mezzo, non c'è che da aspettarsi una guerriglia interna. 

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