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Giulia Bongiorno: "La castrazione chimica è una misura di civiltà"

Cristina Agostini
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Pare che stavolta facciano sul serio. Tra quelli che ci stanno lavorando c'è Giulia Bongiorno, persona credibile e competente, una delle poche in questo governo. Meglio così, perché la storia della castrazione chimica in Italia è diventata ridicola. Se ne parla a intervalli regolari, di regola dopo qualche episodio clamoroso di stupro o pedofilia; la proposta suscita le solite reazioni pavloviane e muore lì, pronta per essere riesumata col nuovo caso di violenza sessuale. Ora, assicurano alla Lega, le cose sono diverse. Stanno preparando un disegno di legge che presenteranno a settembre, alla riapertura dei lavori parlamentari, sempre ammesso che riapertura ci sia. Certo, poi bisognerà trovare una maggioranza disposta a votarlo, perché pure in questo caso i Cinque Stelle si rivelano una costola della sinistra e sono determinati a dire no. Male che vada, il testo sarà ripresentato nella prossima legislatura, che comunque non pare lontana e promette di avere numeri assai diversi da quelli di oggi. La Bongiorno è avvocato e giurista di cultura garantista, lontanissima dalla macchietta del politico truculento con l' elmo chiodato in testa. Ieri ha detto che la castrazione chimica «è una misura civile» che può essere utile nella lotta alla violenza sessuale e alla pedofilia, a patto che il trattamento sia «volontario e reversibile». Ed è così, ha ragione lei. Leggi anche: "Me ne ricorderò". Detto fatto: una poltrona alla Trenta. Dopo l'sms della Von der Leyen, un clamoroso ribaltone LA COMPRESSA - Se si guarda alla questione senza isterie (impossibile, in Italia) non c' è un singolo motivo per cui non si debba fare qui ciò che già viene fatto in Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Svezia e altri otto civilissimi Paesi europei. Quale sarebbe la ragione? Che lo Stato non può mutilare un condannato? Ovvio che non può farlo, ma qui si parla di un' altra cosa. La castrazione chimica di granguignolesco ha solo il nome: all' atto pratico consiste nella somministrazione di un ormone antiandrogeno che frena la libido. È il caso dell' Androcur, compressa da prendere dopo i pasti, uno dei prodotti più diffusi per la cura del carcinoma. Tra i suoi effetti, avverte il foglietto, c' è «la riduzione delle deviazioni dell' istinto sessuale negli uomini». Cessata la somministrazione del farmaco, il desiderio torna. SECONDA OPPORTUNITÀ  - Nemmeno ha senso dire che si tratta di un sopruso da parte dello Stato, giacché la cosa avverrebbe solo su base volontaria e sotto controllo medico. Il condannato che l' accetta avrebbe il vantaggio di una riduzione della pena e la possibilità, inibite le sue voglie, di avere relazioni normali e reinserirsi nella società, o quantomeno di provarci. Si parla sempre di funzione rieducativa della pena: bene, cosa c' è di più rieducativo che cambiare e avere una seconda opportunità? Altrettanto stupida è l' obiezione che l' integrità del corpo dell' individuo sia sacra al punto che nemmeno lui stesso può disporne. Chi la sostiene cita l' articolo 32 della Costituzione, secondo il quale la salute è un «fondamentale diritto dell' individuo», come tale irrinunciabile. Suona molto nobile, ma è una panzana. La legge italiana già oggi consente a chiunque di mutilarsi, anzi provvede esso stesso a farlo nei propri ospedali. Dal 1967 il nostro ordinamento ammette la donazione del rene da parte di un vivente, dal 1999 quella di una porzione del fegato e dal 2012 è prevista la possibilità di rinunciare a un pezzo di polmone, pancreas e intestino. Se per aiutare un' altra persona posso privarmi di un rene, che non mi ricrescerà, perché non posso rinunciare alla libido con una terapia reversibile, per aiutare me stesso? Altri, ed è il caso dei Cinque Stelle, nascondono dietro a un distintivo da sceriffo la loro intesa con la sinistra su questo argomento. A partire dal guardasigilli Alfonso Bonafede, il quale sostiene: «A me non interessa che il colpevole di una violenza sia fuori dal carcere con il testosterone più basso, mi interessa solo che sia in carcere». È quello che quando parla davanti agli avvocati si traveste da fine liberale e declama che «la pena deve avere quella funzione rieducativa che la Costituzione italiana le attribuisce». Se continua a fare il ministro sarà il caso che si metta d' accordo con se stesso (ma speriamo che non accada). di Fausto Carioti

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