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Matteo Salvini, l'ammissione sulla crisi: "Il problema non è più il se, ma il quando"

Giulio Bucchi
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Il pressing su Matteo Salvini è selvaggio, da tempo: aprire la crisi. Nella Lega sono praticamente tutti convinti, da Giancarlo Giorgetti fino ai governatori Attilio Fontana e Luca Zaia. Le autonomie è la miccia che farà scoppiare il governo, ma la rottura con il Movimento 5 Stelle e con il premier Giuseppe Conte è ben più profonda. E ora ne avrebbe preso atto anche il segretario. "Il problema non sono solo le autonomie, il no alla Tav, il no alla Gronda di Genova, è una questione di metodo e di convivenza con i grillini", si lamentano i leghisti secondo il retroscena di Repubblica. Leggi anche: Fonti riservate, Roberto Maroni conosce la data. Tenetevi liberi, quando si va a votare Salvini, dopo mese di difesa ostinata dell'alleato (più per convenienza politica che per convinzione), pare aver alzato le braccia: "Non si tratta più se aprire la crisi o meno. Si tratta solo di capire il quando". Per molti leghisti, il "quando" doveva essere "ieri", visto che "domani" sarà sempre troppo tardi. Un indizio però l'avrebbe fornito lo stesso Conte, in un altro retroscena di Repubblica: giovedì 25 luglio, quando di fronte al testo definitivo delle autonomie si capirà se Salvini avrà intenzione per davvero di affondare il paletto di frassino nel cuore di questo esecutivo. 

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