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Matteo Salvini, il documento che lo spinge alle urne: la Lega potrebbe governare da sola

Davide Locano
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Cosa succede quando gli avversari politici, la gran parte dei talk show, quasi tutti i giornali, la conferenza dei vescovi e l' intero mondo dello spettacolo e della cultura vivono con l' ossessione di un unico personaggio e quotidianamente lo mettono in mezzo imputandogli ogni nefandezza? Succede che l' elettore "normale" sente puzza di fregatura, di lavaggio del cervello da parte di chi pretende di spiegargli ciò che giusto e democratico e ciò che non lo è. E si butta dalla parte del martirizzato. Mica solo in Italia: oltreoceano andò così con Donald Trump, il quale, per inciso, malgrado ciò che ci raccontano ha tuttora un indice di approvazione positivo (50 a 48, dati Rasmussen). È ciò che secondo i sondaggi sta accadendo a Matteo Salvini. Il quale prima ha incrementato i propri consensi per come si è opposto a Carola Rackete, la "capitana" tedesca della Sea Watch, e ai suoi supporter di sinistra, e ora dimostra di essere refrattario alle accuse che gli piovono addosso per le trattative sulla compravendita di petrolio condotte da Gianluca Savoini con i russi. Non solo il Carroccio non perde l' intesa con gli elettori, ma nelle ultime due settimane è l' unico partito che la migliora. L'"effetto Mosca" è recente e non è stato ancora valutato da tutti gli istituti, ma quelli che lo hanno fatto mandano segnali confortanti al ministro dell' Interno. Così, mentre la crisi di governo resta congelata e la "finestra" per andare a votare in autunno non si chiuderà ancora per qualche giorno, i dati confermano che Salvini avrebbe tanto da guadagnare da un rapido ritorno alle urne. Al punto da sfiorare la vittoria persino nell' ipotesi in cui il suo partito dovesse presentarsi da solo alle elezioni, come emerge dalle simulazioni di Youtrend. La "supermedia" dei sondaggi sulle intenzioni di voto elaborata dallo stesso istituto dice che il Carroccio è balzato al 36,9%, crescendo di 1,3 punti in quindici giorni. Tutti gli altri partiti perdono qualcosa. Il colpo più duro lo subisce Forza Italia, che nelle stesse due settimane cede lo 0,7 per cento e scende al 7,1%, appena mezzo punto davanti a Fratelli d' Italia. Insieme, il partito di Salvini e quello di Giorgia Meloni valgono ormai il 43,5% dell' elettorato: significa che dal giorno delle Europee hanno guadagnato quasi tre punti. Leggi anche: Vittorio Feltri: "La rapina del foggiano Conte e di Di Maio da Napoli" MEGLIO DI CONTE Le due sigle sembrano avere ormai quanto basta per poter tentare l' avventura elettorale appaiate, senza legarsi al partito di Silvio Berlusconi. Le simulazioni di voto attribuiscono al tandem sovranista una larga maggioranza in entrambe le Camere, con 180 senatori e 351 deputati: numeri più solidi di quelli che sorreggono il governo Conte. Sempre secondo la media delle rilevazioni, il Pd resta inchiodato al 22,6% e perde quindi un' inezia (0,1%) rispetto al voto di due mesi fa. I Cinque Stelle mandano timidi segnali di esistenza in vita, ma stanno sempre messi malissimo: solo il 17,6% degli italiani è disposto a votarli, mezzo punto in più rispetto alle Europee. SENZA STORIA Il confronto tra le coalizioni dice che non c' è storia. Nell' ultimo anno il centrodestra unito, sempre ammesso che esista ancora, trainato dalla Lega ha guadagnato oltre 10 punti, raggiungendo il 50,6% di oggi. Quanto basta, secondo la simulazione, per conquistare da solo oltre due terzi dei seggi, in caso di elezione. Il centrosinistra, inteso come somma di Pd e +Europa (il partitino di Emma Bonino), prenderebbe all' incirca un quarto dei voti, e il M5S non appare in grado di impensierire in alcun modo gli schieramenti rivali. Si votasse domani, il nuovo parlamento sarebbe diversissimo da quello attuale e i grillini subirebbero una vera decimazione. E l' elaborazione di Youtrend non tiene conto del sondaggio fatto da Ipsos e pubblicato ieri dal Corriere della Sera. Dà la Lega al 35,9%, in crescita di quasi tre punti in poche settimane, e arriva alla conclusione che «la vicenda russa non lascia segni, anzi sembra aver compattato l' elettorato». di Fausto Carioti

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