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Silvio Berlusconi, durissimo sfogo contro Mara Carfagna: "Si è montata la testa. Quella..."

Davide Locano
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Berlusconi si aggira per i 4500 metri quadri di villa Certosa parlando nervosamente al telefono. È inviperito. Non certo per l' addio di Giovanni Toti, che era ampiamente previsto e che non disturberà i sonni di nessuno a Porto Rotondo («Bisognava buttarlo fuori due mesi fa», dice a uno dei suoi il Cavaliere). Il problema è la rivolta della Carfagna, che ora pretende di guidare il gregge azzurro («Si è montata la testa, si sente superiore agli altri», continua Silvio). E da quando Mara s' è imbizzarrita il partito è diventato una polveriera. Una valanga di critiche ha accolto la scelta del fondatore di Forza Italia di tornare sui suoi passi e formare un coordinamento a cinque che affianchi Berlusconi, lasciando ovviamente a lui l' ultima parola su ogni scelta rilevante. Una mossa che ha di fatto cancellato la presunta svolta democratica annunciata il 19 giugno scorso. Leggi anche: Addio, Berlusconi: ecco chi segue Toti, tutti i nomi La crisi con la Carfagna, in realtà, pareva tutt' altro che irreversibile. Nei prossimi giorni si sarebbe dovuto tenere un incontro chiarificatore in Sardegna per discutere delle richieste dell' ex ministro delle Pari Opportunità, che non sono irrealizzabili. Le era stato promesso che sarebbe stata lei a gestire il partito fino al congresso. Di conseguenza sarebbe bastato ricavarle un ruolo di prima inter pares tra i cinque dirigenti che il Cav ha nominato ai vertici per convincerla a rientrare nei ranghi. Le trattative, tuttavia, ieri sera sono saltate: una telefonata di fuoco ha fatto nuovamente salire la tensione tra i due. L'APPELLO All'ex premier, peraltro, resta l' amaro in bocca per un altro fatto: il lancio dell' Altra Italia è stato accolto con una certa freddezza. E a questo fatto si aggiungono sondaggi pesantissimi, con Forza Italia al 6,7 per cento, superata da Fratelli d' Italia (7,4%) e stracciata dalla Lega, ormai vicina al 40%. Non a caso continua la campagna acquisti di Giorgia Meloni tra i politici azzurri delusi (ieri è stata la volta del milanese Andrea Mascaretti, ne seguiranno altri). Molti ritengono ormai impossibile trovare spazi per continuare a far politica all' ombra di Arcore. In Lombardia, per esempio, la gran parte dei consiglieri e degli assessori minaccia di lasciare. Per questo Silvio ieri sera ha provato a lanciare un appello via Twitter: «Lo dico agli scontenti: basta con queste dichiarazioni coram populo. Basta perdere tempo in chiacchiere e polemiche. La situazione del Paese è drammatica. Dobbiamo lavorare tutti insieme per salvare l' Italia». Difficile, tuttavia, questo messaggio basterà a placare gli animi. LA RIFORMA D'altra parte un conto è restare in un partito aperto al cambiamento e di conseguenza alla possibilità di tornare a crescere, un altro è rimanere ancorati a Berlusconi, un leader non esattamente all' apice della sua carriera. E pensare che l' ex premier ceda lo scettro del comando a qualcuno è pura illusione. Il progetto di riforma approvato l' altroieri è in effetti un testo di una singola paginetta, dove si riconosce che tutto il potere resta nelle mani del Cav e si apre a primarie aperte a soli iscritti (un contronsenso, se può votare solo chi ha la tessera in tasca allora si tratta di un congresso, più che di primarie). Questa la ragione per cui Toti ha deciso di lasciare. Ieri il governatore ha annunciato che a settembre a Matera si terrà la prima tappa del suo grande tour per lanciare i suoi nuovi circoli. Dopodiché girerà tutte le regioni d' Italia per illustrare il suo progetto («ammesso e non concesso che trovi qualcuno interessato», replica qualcuno ai vertici azzurri...). Il cordone ombelicale con i berlusconiani tuttavia non è rotto. L' ex dirigente Mediaset resta comunque presidente di una regione grazie ai voti di Forza Italia. E anche dopo la rottura ha detto di aspettarsi che il suo ex partito sostenga la sua candidatura alle amministrative il prossimo anno, quando dovrà riguadagnarsi la poltrona. Per di più si terrà la tessera: «Stracciarla?» ha risposto ai cronisti, «no, ci mancherebbe. Non ho mai stracciato niente in via mia: sono tutti cari ricordi». Così il piede resta in due scarpe. di Lorenzo Mottola

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