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Matteo Renzi provoca Salvini: "Fai chiarezza sulla Russia". E il Capitano crolla sui banchi, poi se ne va

Giulio Bucchi
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"Non è un colpo di Stato cambiare un governo, ma aprire questa crisi è stato un colpo di sole, questo è il Parlamento, non è il Papeete". Matteo Renzi chiarisce subito dove vuole andare a parare: sì al governo Pd-M5s. In Senato, intervenuto dopo il premier dimissionario Giuseppe Conte e Matteo Salvini, che la crisi l'ha voluta e aperta, l'ex presidente del Consiglio toglie ogni alibi a Luigi Di Maio e ai grillini: "C'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo". Quale? Quello dell'inciucio, ovviamente: "Colleghi di M5s, non so se voteremo lo stesso governo, io non ne farò parte. So che è in arrivo una recessione, che tra Usa e Cina c'è un problema di dazi, che se l'Italia non si siede al tavolo europeo saranno problemi. Di fronte a questo prima vengono le istituzioni. Per questo daremo il nostro contributo perché a pagare la vostra sciagurata fine non siano le famiglie". Poi l'affondo su Salvini: comunque finisca la crisi, "faccia chiarezza sulla Russia, quereli Savoini perché non può esistere democrazia occidentale nella quale c'è il sospetto della più grande tangente mai chiesta da chi lavorava con lei". Parole a cui il leader della Lega ha reagito alzando gli occhi al cielo, rovesciando la testa per poi ripiombarla violentemente sui banchi, tra le braccia conserte, disperato. Stile: "Cosa mi tocca sentire". Poi, a testimonianza di come i giochi li decideranno Lega, Pd e M5s, il Capitano e i senatori leghisti lasciano l'Aula, mentre è ancora in corso il dibattito, senza ascoltare i rappresentanti di Forza Italia, LeU e FdI.

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