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Luigi Di Maio, retroscena sulla cena con Zingaretti: "Ha fatto il nome di Conte per bruciarlo"

Giulio Bucchi
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La cena a casa del grillino Vincenzo Spadafora, tra minacce e bluff. Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti si vedono in casa M5s ed è il leader pentastellato a porre la prima condizione inderogabile al segretario del Pd per formare il governo giallorosso: "Giuseppe Conte ancora premier". Basterebbe questo per rovesciare il tavolo, visto che fino a poche ore prima Zingaretti aveva chiesto "discontinuità" anche sui nomi dei protagonisti. E infatti il segretario ribadisce il suo no, ma la trattativa non si chiude. Leggi anche: Cena Di Maio-Zingaretti, per Mentana è "un macigno sulla trattativa" Questo perché, spiega un retroscena del Corriere della Sera, Di Maio ha messo in scena la più classica delle strategie. Smentisce ogni possibilità di un ritorno di fiamma con Matteo Salvini e getta sul tavolo la carta Conte per "bruciarla". "Luigi sapeva benissimo che avremmo detto no subito a Conte, non è un ingenuo  - confida un ex ministro del Pd al Corsera -. Quindi o voleva chiudere subito i ponti con noi per tornare da Salvini oppure voleva far fuori il nome di Conte per sempre". E si torna allo spettro dei due forni.

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