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Lega, Andrea Crippa: "Molti grillini mi stanno chiamando". Salta tutto, la clamorosa tentazione dei 5 Stelle

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Caterina Spinelli
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Grillini per Salvini? Non si tratta più di un retroscena "rumoroso" ma di una «solida realtà» destinata a far tremare il governo giallo-rosso già nella culla. Parola del giovane vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa. «Ci sono tanti parlamentari del Movimento 5 Stelle che mi stanno chiamando in questi giorni e mi dicono "se mi garantite un collegio e una candidatura siamo pronti a staccare la spina a questo governo che sta per nascere"...». La rivelazione del numero due della Lega è giunta dalla kermesse di Affari italiani e conferma uno dei tormentoni che hanno accompagnato la lunga crisi che ha smantellato il primo governo populista. Se per giorni è filtrata la notizia di sherpa leghisti al telefono con i senatori 5 Stelle per stanare gli umori (ed eventualmente cercare di far cambiare idea a qualcuno sull' inciucio con i dem), a pochi giorni dal probabile giuramento e dal voto in Aula, scopriamo che anche i pentastellati compongono con ansia i numeri dei colleghi del Carroccio. «Cercano un' assicurazione sulla vita...», è la spiegazione di Crippa, che a Libero ha affidato poi ulteriori dettagli. Ad esempio sui numeri e il contesto geografico di questi malpancisti: «Sono almeno nove e sono senatori del Nord e del Sud. Mi hanno cercato proponendomi tutti il loro voto contrario a un Conte bis». La risposta? «Posso dire che verranno eventualmente considerate solo quelle persone che hanno espresso concetti simili ai nostri su temi fondamentali come immigrazione, tasse, giustizia. Non siamo un' assicurazione sulla vita. Valuteremo caso per caso...». ASSO NELLA MANICA Un asso nella manica della Lega, dunque, ma soprattutto una spada di Damocle sulla testa di Conte, Zingaretti e Di Maio, dato che i numeri per i giallorossi proprio a palazzo Madama sono risicati. Eccoli: pallottoliere alla mano l' alleanza Pd-5 Stelle raggiunge solo 157 senatori su 161 necessari. Certo, più LeU, i fuoriusciti del Movimento e qualche voto sparso si arriva a quota 168. Ma, come ha osservato ancora Crippa, questo traguardo per Di Maio e Zingaretti è tutt' altro che acquisito: «C' è molto malumore, non solo fra i 5 Stelle. In tanti non si sentono rappresentanti, anche per motivi differenti, da questo governo». Di certo come conferma il leghista, per diversi pentastellati «la coerenza» sui temi affrontati ed approvati con la Lega non potrà essere in discussione: «Ed è difficile - questo è il succo - trovarla in un' alleanza con i dem». Morale della storia? Deve ancora vedere la luce e il governo Pd-5 Stelle ha già conosciuto tutti i "vizi" del precedente - divisioni laceranti e polemiche egoriferite - con un grosso problema un più: la fragilità in Aula. Un handicap non di poco conto se è vero che a questi dissidenti in sonno vanno aggiunti i pentastellati che hanno già dichiarato apertamente il proprio «no» al Conte bis con il Pd - come Gianluigi Paragone - e gli ex che potrebbero far pesare molto il proprio sostegno al voto di fiducia. Uno è Gregorio De Falco, sulla carta disponibile ma molto deluso dalle parole di Di Maio a proposito del decreto sicurezza: «Io vorrei votare la fiducia, ma prima Conte dovrebbe dirci qualcosa nel merito. Io, Nugnes e De Bonis (altri due senatori espulsi dal Movimento, ndr) abbiamo costituito una componente piccola. Conte ne vuole tenere conto? Ci vuole sentire?». TEMI CALDI Come se non bastasse i dolori per Conte provengono pure dall' ala sinistra, dato che nemmeno i quattro voti di Liberi e uguali sono più certi. Il motivo? Ufficialmente per la mancata condivisione del tavolo del programma («I governi di coalizione si fondano su programmi condivisi e sulla pari dignità dei gruppi parlamentari», hanno lamentato in una nota). In realtà anche Grasso & co aspirano ad un posto al sole, ad una poltrona nel nuovo governo. E per questo faranno pesare il proprio appoggio. Palazzo Madama, dunque, potrebbe diventare anche i giallorossi una trincea da difendere colpo su colpo prima, durante e dopo l' eventuale fiducia. Perché è chiaro che i malumori potrebbero sorgere su molti dossier chiave sui quali le contraddizioni grillo-piddine puntualmente esploderanno. A partire, come viene fatto filtrare, dal tema banche. Il pericolo di crollo, dunque, è sempre attivo. Ne è convito Crippa: «Potrà succedere in qualsiasi momento». di Antonio Rapisarda

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