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Graziano Delrio chiude la porta: "Non faccio il ministro del governo Pd-M5s". Ma poi la apre ai migranti

Stefano Boffa
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Un altro big del Pd ha deciso di farsi da parte: nessuno, tra chi occupa la prima linea democratica, vuole metterci la faccia - in vesti di ministro - nel governo giallorosso con il M5s. In questo caso si parla del capogruppo Graziano Delrio, indicato dalle indiscrezioni dalla vigilia tra i papabili per la poltrona al dicastero dello Sviluppo economico. Il diretto interessato, però, ha escluso la possibilità al termine dell'ultimo vertice sul programma che si è tenuto tra Pd e grillini a Palazzo Chigi. Intercettato dai giornalisti, Delrio ha tagliato corto: "Io ho terminato il mio lavoro, è stato fatto un grande lavoro. Non sono mai stato e né sarò incluso nella squadra di governo. Per me è importante che la squadra sia all'altezza". Fare il ministro? No grazie, insomma. Leggi anche: Tommaso Cerno alle Pari Opportunità? Ma non è tutto. Parlando del programma, Delrio ha subito spostato l'attenzione sull'immigrazione, invocando una revisione del decreto Sicurezza, baluardo salviniano e della componente leghista del precedente governo: "Nel programma c'è scritto nero su bianco che c'è bisogno di una nuova legge sull'immigrazione, che smetta di affrontare il tema in maniera emergenziale, ma in maniera organica". Poi ha aggiunto: "I flussi migratori vanno regolarizzati e controllati. La lotta all'immigrazione clandestina è centrale, ma lo è anche fare politiche attive e programmate".

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