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"Salvini, sbagli tutto". Un tragico boomerang. Cosa sa Becchi: così Pd e M5s possono rovinarlo

Maria Pezzi
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L'idea avanzata da Salvini, in apparenza, è buona: se 5 consigli regionali chiedono, a maggioranza assoluta, il referendum abrogativo sulla legge elettorale, tutti i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi in una consultazione referendaria ai sensi dell' art. 75 della Costituzione. Mentre le forze politiche della nuova maggioranza parlano di approvare una nuova legge elettorale di tipo proporzionale per cercare di ingabbiare il leader leghista, Salvini corre ai ripari proponendo ai Consigli regionali di centrodestra, che attualmente sono una decina, di chiedere il referendum abrogativo sulla parte proporzionale del Rosatellum. L' attuale legge elettorale attribuisce circa 1/3 dei seggi col sistema dei collegi uninominali a turno unico e circa 2/3 col sistema proporzionale senza preferenze, con listini bloccati brevi e coi nomi dei candidati indicati sulla scheda elettorale. Si tratta di un sistema con una forte componente proporzionale, ma l' assenza del voto disgiunto e la possibilità di formare coalizioni tra liste rappresentano una discreta correzione maggioritaria. Sufficiente per spedire Salvini al governo. Per questo Renzi e Grillo la vogliono sostituire con il proporzionale. La proposta - Ed ecco che interviene la proposta della Lega: un referendum abrogativo che tolga la parte proporzionale dal Rosatellum e lo trasformi in un sistema puramente maggioritario, all' inglese, con 618 collegi uninominali alla Camera e 309 al Senato. Vince in ciascun collegio chi prende un solo voto in più degli altri. Trattandosi di referendum abrogativo, per la sua validità occorre che si rechino alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Un quorum molto alto che spiega la recente apertura di Salvini a Berlusconi. Tutto il centrodestra al 50% di votanti ci arriva sicuro. Ma ci sono dei problemi. Il referendum abrogativo, qualora fosse raggiunto il quorum e vincessero i sì all' abrogazione, produce effetti giuridici immediati con la diretta caducazione delle norme di cui al quesito referendario. Ciò presenta una grana di natura giuridica. La giurisprudenza costituzionale è orientata da tempo ad ammettere solo quesiti referendari che, nel caso producessero la conseguenza abrogativa delle norme di cui al quesito, sortiscano l' effetto di una legge - seppur parzialmente abrogata - immediatamente applicabile senza la necessità di un intervento parlamentare nel ridisegnare collegi o circoscrizioni. Nel caso in questione, il quesito riguarderebbe l' abrogazione dell' intera parte proporzionale prevista dal Rosatellum, con la conseguente necessità per il Parlamento di rimetterci le mani nel caso il referendum passasse, quantomeno per ridisegnare i collegi uninominali visto che oggi sono solo poco più di 1/3. Per approfondire leggi anche: Paolo Becchi contro Sergio Mattarella Roberto Calderoli, già autore di una legge elettorale (il Porcellum) dichiarata incostituzionale, dice che formulerà un quesito molto lungo e dettagliato tale da rendere non necessario un successivo intervento parlamentare che ridisegni i collegi. Non conosciamo il quesito, ma il dubbio resta: oggi, a Rosatellum vigente, il territorio nazionale è suddiviso in 232 collegi uninominali per l' elezione della Camera e 116 per l' elezione del Senato. È difficile che un referendum abrogativo della parte proporzionale (collegi plurinominali) possa attraverso il quesito proposto agli elettori ridisegnare 618 e 309 collegi uninominali. Fatto sta che, solo per questo problema, il quesito potrebbe essere dichiarato inammissibile. Staremo a vedere. Ammettiamo comunque che il quesito superi il vaglio di ammissibilità. Pd e 5Stelle possono ricorrere a tre contromosse. Le contromosse -  La prima. Entro la data del referendum viene approvata dal Parlamento una legge elettorale proporzionale, in modo da rendere inutile il referendum abrogativo, perché su una legge (il Rosatellum) che non c' è più. La seconda. Ammettiamo che Pd e 5Stelle non si muovano prima e il referendum passi. La maggioranza parlamentare giallo-rossa potrebbe fregarsene del voto popolare e approvare una legge elettorale proporzionale. Questo indipendentemente dal fatto se passi o meno la riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Terza contromossa. Questo nuovo centrosinistra potrebbe addirittura rispettare l' eventuale esito abrogativo del referendum e approvare una nuova legge elettorale come da indicazione popolare, quindi maggioritaria. Ma a doppio turno, similare a quella francese. In questo modo, al secondo turno, 5Stelle e Pd (unitamente al nuovo partito di Renzi che nascerà tra poco) sosterrebbero insieme i candidati dell' uno e dell' altro in tutti i collegi uninominali in cui si vota al secondo turno, in modo da far perdere i candidati di Salvini. Insomma, il referendum abrogativo può trasformarsi certo in un plebiscito popolare a favore del leader della Lega, che in questo modo metterebbe sotto forte pressione il governo Conte bis, ma la nuova maggioranza Pd-5Stelle potrebbe utilizzare il risultato per dar vita ad una nuova legge elettorale, sì, maggioritaria, ma col doppio turno alla francese. Una bella fregatura per Salvini. di Paolo Becchi Giuseppe Palma

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