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Immigrazione, il sindaco di Lampedusa: "Arrivi in aumento dopo l'addio di Salvini al Viminale"

Caterina Spinelli
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"A Lampedusa gli sbarchi c'erano prima, con Matteo Salvini, e ci sono ora, senza Salvini. La vittima siamo noi e non è giusto. Quello che chiediamo è il rispetto delle regole". Totò Martello, dal 2017 sindaco di Lampedusa, spiega così al Giorno la situazione dell'isola, da tempo ormai immemore meta di continui arrivi di clandestini. I dati del Viminale parlano però di un aumento non da poco da che Salvini non è più ministro: "Certo che è possibile - conferma Martello -. I trafficanti di uomini sentono i telegiornali, guardano su internet e capiscono che i porti sono stati aperti. Che in realtà non sia così, è praticamente irrilevante. Conta l'effetto annuncio. E così i flussi sì, anche qui, un po' sono cresciuti. Forse un centinaio in più al mese. Ma dico che non cambia molto, perché a Lampedusa, nonostante Salvini, il porto non è mai stato chiuso".  Leggi anche: Senaldi sull'immigrazione: "Bastano 15 giorni". Il grande business del Pd E ancora: "Noi siamo responsabili e solidali. Fino a che arrivano con i numeri attuali e rimangono a Lampedusa, entro la capienza prevista di 96 persone, per noi è tutto normale. Siamo abituati. Ma se se il nostro centro viene sovraccaricato con due o trecento ospiti, perché i centri in Sicilia sono pieni, allora non va più bene. Quelli in eccesso rispetto alla capienza vanno subito trasferiti sulla costa siciliana. Chiediamo questo, che il problema non sia scaricato solo su di noi", conclude il sindaco. Insomma, con Salvini al Viminale, Lampedusa se la passava meglio. Non che ci fossero troppi dubbi al riguardo. 

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