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Dalla Cei no al suicidio assistito: "Non è un diritto"

AdnKronos
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Città del Vaticano, 23 set. (AdnKronos) - di Enzo BonaiutoLa Chiesa italiana ribadisce ad alta voce il suo "no" non soltanto all'eutanasia ma anche a pratiche come l'aiuto al suicidio, domani all'attenzione della Corte Costituzionale per la discussione sollevata dal caso Dj Fabo-Cappato, in assenza di una legiferazione in materia da parte del Parlamento. Nel discorso che introduce i lavori del consiglio episcopale della Cei, il vicepresidente monsignor Mario Meini a nome dei cardinali e dei vescovi italiani esorta a "unire la nostra voce a quella di tanti, a partire dalle associazioni laicali, per dire la contrarietà al tentativo di introdurre nell'ordinamento pratiche eutanasiche". Per monsignor Meini, vescovo di Fiesole, "è difficile non essere profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un'espressione della libertà del singolo. Anche se ammantate di pietà e di compassione - avverte - si tratta di scelte di fatto egoistiche, che finiscono per privilegiare i forti e far sentire il malato come un peso inutile e gravoso per la collettività". Il vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana richiama "le parole pronunciate solo tre giorni fa da Papa Francesco", per ribadire che "si può e si deve respingere la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l'eutanasia". La formazione di un nuovo governo, con il passaggio dalla maggioranza parlamentare 'giallo-verde' a quella 'giallo-rossa', se da un lato ha evitato elezioni anticipate a poco più di un anno di distanza dal precedente voto politico, dall'altro richiede ora una alleanza fondata sulla stabilità e un programma coerente sostenuto da una ritrovata stabilità, spiega ancora Meini. Osserva il vice del cardinale Gualtiero Bassetti: "Se la formazione del nuovo Governo ha evitato il difficile passaggio di un ritorno alle urne, a solo un anno dall'inizio di una legislatura, chi si è assunto la responsabilità di dar vita a una nuova maggioranza non potrà certamente dimenticare che le attese della gente sono alte e richiedono di essere riconosciute, interpretate e guidate con saggezza e concretezza". Per questo motivo, sottolinea monsignor Meini vescovo di Fiesole, "chi ha responsabilità di governare, dovrà far sentire agli italiani che sta veramente perseguendo il bene comune, per cui cerca la stabilità politica fondata su maggioranze chiare e su programmi solidi e condivisi. La politica, proprio come la vita individuale, ha bisogno di semplicità e di autenticità, di principi chiari e di rispetto delle regole".

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