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Paolo Mieli su Matteo Salvini: "La crisi di governo? Un giorno capiremo la sua mossa"

Davide Locano
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Parla da storico quale è, Paolo Mieli. Lo fa in un'intervista al Fatto Quotidiano in cui presenta il suo ultimo libro, Trenta casi di manipolazioni della storia (Rizzoli, 336 pagine, 19,50 euro). L'ex direttore del Corriere della Sera passa in rassegna vicende relative a D'Annunzio e De Gasperi, dalla mafia a... Matteo Salvini. Già, il leader della Lega. "La Storia deve sapere attendere, guardare da vicino ci fa cadere in errore", premette Mieli. Dunque, gli chiedono un esempio. E l'esempio riguarda proprio il leader del Carroccio, la crisi di governo che ha aperto lo scorso agosto e che non lo ha portato al voto, bensì all'opposizione. "La crisi politica di questa estate - riprende Mieli - è gravida di punti oscuri. Ci sono cose che non si spiegano: prima o poi usciranno dettagli che ci faranno capire di più. Quando un politico si muove di solito ha anche un piano B. L'8 agosto il piano A di Salvini erano le elezioni - ricorda il direttore -. Ma i giornali già parlavano della possibilità di un avvicinamento tra Pd e 5 Stelle: Franceschini, dieci giorni prima, aveva rilasciato un'intervista in cui la auspicava. Perché un politico navigato come Salvini non ha preparato un piano B? Su quello snodo saremo costretti a tornare, lo dico da storico", conclude Mieli. Chiaro il pensiero, insomma, sintetizzato dal titolo proposto dal Fatto per l'intervista: "Un giorno capiremo Salvini". Già, e se in verità il piano B del leader della Lega ricalcasse ciò che sta accadendo in queste settimane? Leggi anche: "Troppo poco", l'avvertimento di Paolo Mieli a Matteo Salvini

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