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Taglio dei parlamentari, sì alla Camera. Il Pd: "Perché siamo a favore anche se la legge non è cambiata"

Davide Locano
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La faccia come... il Pd. Già, perché i democratici ora devono trovare un'argomentazione valida per il "sì" al taglio dei parlamentari, al quale erano contrari e che invece hanno sposato - o ingoiato - pur di governare con il Pd. Tutto come previsto: il testo è stato approvato alla Camera con 553 sì (a favore M5s, Pd e Italia Viva) E così, a ridosso del voto in aula, a dare una spiegazione al suo elettorato ci aveva provato Simona Malpezzi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, la quale ha detto: "Non è cambiato il testo della legge a cui noi del Pd abbiamo votato no per tre volte, è cambiato il contesto. Abbiamo dato un nuovo vestito a questa riforma, che non è più la sforbiciata in sé in chiave populista". Una supercazzola assoluta, insomma. Leggi anche: Taglio parlamentari, Paolo Becchi: "La Lega esca dall'aula" Dunque le parole di Graziano Delrio, secondo cui i dubbi espressi dal Pd in precedenza "avevano ragioni di merito e non ideologiche. Pensavamo e pensiamo che il Parlamento non sia un luogo oscuro ma la casa della democrazia. Il nostro no era a difesa di questa istituzione e proprio perché abbiamo ottenuto garanzie a questi principi ora diciamo sì convintamente". Garanzie, bene ricordarlo, che avrebbero ottenuto anche se come loro stesso ammettono il testo non è cambiato. Altra super-supercazzola, insomma. La cosiddetta "riforma Fraccaro", dal nome dal sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio che ne è primo firmatario, cambia il rapporto numerico di rappresentanza sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre oggi era 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre oggi era 1 ogni 188.424 abitanti). In soldoni, se la riforma arrivasse in porto, verrebbero tagliate 345 poltrone: 115 senatori e 230 deputati in meno, con un risparmio stimato in 100 milioni di euro l'anno

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