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Vaticano, ecco il documento della consulenza di Giuseppe Conte che può fregarlo

Stefano Boffa
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Il mistero sulla consulenza legale di Giuseppe Conte al fondo d'investimento vaticano s'infittisce. Sul Corriere della Sera viene spiegato come l'allontanamento di Raffaele Mincione dal fondo Athena Global Opportunities Fund sia dipeso proprio dal parere legale dell'attuale presidente del Consiglio, poiché il Segretariato della Santa Sede aveva scoperto delle partecipazioni speculative in Borsa, tramite i soldi della cassa dell'Obolo di San Pietro, lontanissime da ogni logica di investimento etico e conservativo. Clicca qui per vedere il documento Tra gli investimenti che hanno suscitato più scalpore, oltre a quelli fatti su Banca Carige (la banca genovese in crisi) e Tas (gruppo di pagamenti digitali), troviamo appunto la società di telecomunicazioni Retelit, quella su cui l'allora gestore dell'Athena  Raffaele Mincione aveva chiesto il parere legale di Giuseppe Conte per l'acquisizione, tramite un escamotage che mirava a far cadere il cda appena costituito della società (quello dei tedeschi della Shareholder Value in coabitazione con i libici di Lptic) attraverso un esposto al Governo, all'epoca presieduto dal dem Paolo Gentiloni, che aveva l'obiettivo di far dichiarare allo stesso l'importanza strategica di Retelit usando la golden power (i cosiddetti poteri speciali). Soltanto in questo modo Athena poteva subentrare nel cda di Retelit. Leggi anche: Conte e il Vaticano, il premier risponde: "Non ero a conoscenza e né ero tenuto a conoscere il fatto" La consulenza risale al 14 maggio del 2018 e Conte aveva emesso un parere per Fiber 4.0 (il gruppo di azionisti finanziato da Athena) in cui sosteneva l'applicabilità della golden power a Retelit, con tanto di fattura da 15 mila euro presentata il 29 maggio per la consulenza. Il 21 maggio, Conte viene proposto premier da M5s e Lega, venendo poi nominato tale da Mattarella il 31. Il 7 giugno, il cdm dichiarò la rilevanza strategica di Retelit, con il premier impegnato in Canada per il G7. Lo stesso Mincione, al Corriere della Sera, aveva spiegato com'era nata la consulenza: "Abbiamo chiesto un parere a uno studio legale, che purtroppo aveva scritto un'opinione che non andava nella nostra direzione. Quindi ci ha suggerito il nome di un avvocato che aveva la nostra stessa scuola di pensiero. Era quello di Conte, che non era ancora nessuno. Io non l'ho mai incontrato, non lo conosco, non gli ho mai dato un incarico, lo ha fatto uno dei miei collaboratori". Lo stesso Conte si è affrettato a spiegare come l'Antitrust non avesse ravvisato alcun conflitto di interesse in un controllo effettuato il 23 gennaio, confermando anche di non conoscere Mincione. Eppure la consulenza a la consequenzialità degli eventi lascia ancora dei dubbi.

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