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Giorgia Meloni meglio di Almirante, sfonda il 10% nei sondaggi e si trasferisce nel suo ufficio

Davide Locano
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Dopo aver «messo in sicurezza la destra», per Giorgia Meloni adesso è il momento di riportare - letteralmente - la Fiamma a casa. A Roma, in via della Scrofa. Civico 39. Già da qualche settimana la targhetta all' ingresso dello storico stabile che ha ospitato il Msi, An e Il Secolo d' Italia è ben visibile nell' atrio: Fratelli d' Italia. Un ritorno, in coabitazione con la Fondazione An e con la redazione dello storico quotidiano, che vedrà sei stanze affittate al partito dopo la parentesi in piazza Paganica. Un ritorno che rappresenta la chiusura ideale del cerchio e che completa il passaggio del testimone politico se è vero, come ha spiegato la stessa leader sovranista, che il suo ufficio sarà lo stesso che ha ospitato tutti i segretari dal 1984, l' anno in cui Giorgio Almirante inaugurò la sede ufficiale dell' allora Msi. Palazzo acquistato - è bene ricordarlo - come tante altre sedi che fanno ancora parte del patrimonio immobiliare di An: con i soldi dei militanti, dato che erano tempi in cui nessuno accettava di affittare le sedi ai "fascisti". Leggi anche: Giorgia Meloni, la telefonata a Liliana Segre I LUOGHI DELLA STORIA Non è un caso che proprio allo storico leader missino Giorgia ha scelto di dedicare il primo commento sul cambio di sede: «Più che andare nella stanza che aveva Gianfranco Fini - ha tenuto a precisare -, preferisco dire che andrò nella stanza di Giorgio Almirante. È un luogo con un' enorme storia, si tratta della stanza che ha ospitato tutti i segretari della destra italiana». Un riferimento gerarchizzato non da poco, data la chiusura di An per dar vita alla "disavventura" targata Pdl ma soprattutto dopo i disastri della stagione finiana e dello scandalo della casa di Montecarlo che hanno causato la diaspora della destra con annesso rischio estinzione. Rischio scongiurato proprio dalla scelta di Meloni & co - il 21 dicembre 2012 - di fondare Fratelli d' Italia e ripartire, corsi e ricorsi storici, proprio dalle percentuali del Msi dei pionieri (segretario Almirante) nel dopoguerra: il 2% per i missini nel 1948; l' 1,9% per Meloni, La Russa, Rampelli e Crosetto alle Politiche del 2013. A sette anni da quella data di fondazione, insomma, Giorgia può "festeggiare" tante tappe superate e rivendicare non solo la trasmissione con il padre politico ma anche - in continuità - il sorpasso. Lo dicono i numeri, dato che FdI oggi - dopo l' exploit alle Europee (il 6,5%) - è un partito che veleggia in tutti i sondaggi intorno al 10%: un risultato superiore alla migliore performance del Msi "dei record", quando Almirante nel '72 collezionò l' 8,7%. IL PRESIDENZIALISMO Non solo. Proprio questa è la stagione dove la grande battaglia di Almirante, il presidenzialismo, è ufficialmente entrata nel plot narrativo di tutto il centrodestra, Lega inclusa: riforma, questa della «Repubblica presidenziale moderna» come la battezzava il leader del Msi, portata avanti in questi anni proprio da FdI che per l' occasione è in piazza con la proposta di legge di iniziativa popolare con al centro proprio l' elezione diretta del Capo dello Stato. Tutto questo Giorgia può rivendicarlo con la Fiamma missina al centro del simbolo, riportata volutamente nel congresso di due anni fa a dimensioni "naturali" dopo la matrioska di An. È con questo portato e questa lezione che Meloni si affaccia ora alla doppia cifra elettorale e si scopre fenomeno ultra-pop incarnando anche la «hit del momento», come ha spiegato lei stessa salutando il remix Io sono Giorgia che sta spopolando sui social. «La adoro, la canticchio anche io perché ti entra in testa e non ti lascia più. È un tormentone», ha chiosato ieri a Un giorno da pecora. Un tormentone - nato con l' intento di caricaturare il suo messaggio di piazza San Giovanni («sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana, sono italiana») - sfuggito maldestramente di mano ai suoi stessi ideatori e di cui la Meloni ha preso volentieri possesso perché non fa che rafforzare il paradigma: il messaggio "di sempre" della destra. E dirlo nelle stesse ore in cui si prepara ad entrare da segretario nella stanza di Almirante fa effetto. Un buon effetto. di Antonio Rapisarda

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