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Fi, pressing su Carfagna: anti-sovranisti pensano a nuovo partito

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AdnKronos
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Roma, 15 nov. (Adnkronos) - "Non è una questione di 'numeri', quelli ci sono...", assicura a mezza bocca un parlamentare azzurro che sta lavorando a quella che alcuni hanno definito 'operazione Mara'. Il tema, spiegano, è "che tipo di progetto politico lanciare, quante forze politiche coinvolgere" e convincere Mara Carfagna a fare il leader. Gli anti-sovranisti più agguerriti, non solo i tanti deputati e senatori di Forza Italiastanchi di "fare da ruota di scorta alla Lega salviniana", apprende l'Adnkronos, sarebbero pronti al grande passo. Ovvero a lanciare un partito, con la creazione di gruppi parlamentari autonomi. I 'numeri', garantiscono, non sarebbero il problema: in Transatlantico, a Montecitorio, si parla di 18 senatori e 25 deputati con le valigie pronte per il Misto, primo passo verso la costituzione di un nuovo soggetto politico, alternativo alla destra sovranista e al blocco M5S-Pd. Un movimento, che non farà accordi certo con i renziani di 'Italia Viva', né diventerà la stampella del governo Conte. L'obiettivo, raccontano, è raccogliere le forze moderate, riformiste e liberali ed evitare il rischio di dar vita all'ennesimo cespuglietto. Si prova, insomma, a creare qualcosa di più largo respiro, che vada oltre il 'centro', espressione di quell'area moderata da tempo bistrattata e dimenticata dalla politica, lanciando di fatto la sfida sullo stesso terreno a Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Della partita dovrebbero essere innanzitutto i delusi di Fi che non vogliono morire salviniani, esponenti dell'area ex Dc (da Gianfranco Rotondi all'Udc a 'Noi per l'Italia' di Maurizio Lupi). E, riferiscono, si starebbe lavorando per tirare dentro anche i 'totiani' di 'Cambiamo'. Allo stato, non si sa se l'operazione riuscirà. I 'sabotatori' sono in azione da tempo. Ma le trattative sono diventate frenetiche per preparare al meglio il 'D-day'. C'è chi scommette che per partire vogliono attendere che passi la buriana: "Dentro Fi, ora alle prese con il caso Comi, c'è ancora troppa tensione, e poi ora tutti sono concentrati sull'emergenza maltempo". C'è chi, invece, pensa che queste siano solo una scusa per prendere tempo, perché poi alla fine i 'numeri' non sono così certi. Con il passare dei giorni, raccontano, si fa sempre più forte il pressing, non solo dei suoi fedelissimi, per lasciare Forza Italia e buttarsi in una nuova avventura politica. Carfagna, raccontano, non ha deciso cosa fare, la tentazione di dire addio alla casa madre c'è, eccome, di fronte allo scenario di un partito salvinizzato, ma c'è il tormento di una scelta sofferta e difficile dopo tanti anni al fianco di Silvio Berlusconi. Oggi l'ex ministra ha partecipato a un convegno sulle molestie al lavoro nella Sala della Lupa a Montecitorio e poi è tornata nel suo studio senza rilasciare dichiarazioni per fare telefonate, fare incontri. Uno strappo, in questo momento di grande difficoltà per Forza Italia, sarebbe troppo destabilizzante", confida un carfagnano doc. Con il rischio di un effetto boomerang difficile da 'contenere'. Le ragioni per un 'divorzio' sono tante. E a fornirle, secondo gli anti-sovranisti, sarebbe ancora una volta la Lega, come successo ieri al Paladozza di Bologna, dove l'assenza sul palco di delegazioni di Fi e Fdi dimostra che "il centrodestra non sia unito come qualcuno vorrebbe far credere". "Un accordo di maggioranza sulla legge elettorale proporzionale con la soglia al 5% ci fa gioco in questo momento", ma, riferiscono, "conta il progetto politico e la leadership". Ed ecco il punto: tutti vogliono Carfagna come 'front woman', ma lei non ha sciolto la riserva. E a chi le tira la giacca o la corteggia per candidarsi in Campania (anche se il Cav ha indicato Stefano Caldoro come nome da spendere in quota Fi) Carfagna avrebbe fatto sapere che dell'argomento non ne ha parlato con Berlusconi fino ad ora, men che meno alla cena ad Arcore di venerdì scorso. In ogni caso, preferisce non commentare, perché non si è entrato nel merito della questione. Molti azzurri campani, senza nulla togliere alla professionalità e competenza di Caldoro, sono convinti che lei abbia tutte le carte in regola per strappare la Regione a Vincenzo De Luca, pronto a ricandidarsi. E credono che ci sia ancora qualche spiraglio sulla sua candidatura. Dalle parti di palazzo Grazioli, tutto tace in proposito. Forse volutamente. E ogni giorno che passa, fa crescere le quotazioni dell'ex governatore.

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