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Matteo Salvini e Zingaretti, "il voto anticipato spazza via tutti al centro". Mannino, la data dell'azzardo

Giulio Bucchi
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L'unica salvezza di Nicola Zingaretti e Pd? Tornare al voto, subito. Lo dice Calogero Mannino, ex ministro Dc, in una lunga intervista a Italia Oggi. "Zingaretti deve capire una cosa molto semplice - spiega il democristiano -, se il governo dura in queste condizioni di inefficienza, è il Pd che paga il conto. Mentre oggi il Pd, paradossalmente, candidandosi a essere l'alternativa a Matteo Salvini, costringe il leader della Lega a collocarsi sulla linea dei popolari e sbarazza tutto quello che c'è in mezzo".  Leggi anche: "Una crisi di sistema". Giorgetti, la "telefonata" di Conte che darà il via alla crisi Difficilmente, spiega Mannino, sull'Ilva "la maggioranza difficilmente potrà sopravvivere" e la vicenda ha fornito la prova definitiva. "Il M5s non è un partito idoneo a governare questo paese. E non lo è perché i Cinquestelle si rifanno a un' ideologia-non-ideologia che circola nel mondo, quella della decrescita felice. Hanno un grosso problema culturale prima ancora che politico". Con il voto anticipato, Salvini secondo Mannino dovrà rinunciare a ogni tentazione sovranista "perché le regioni del Nord, Emilia compresa, hanno una prevalente vocazione europeista, e penso che gli industriali di quelle aree abbiano già invitato Salvini a darsi un'aggiustata", virando da Marine Le Pen al Ppe. Se il Pd non avrà il coraggio di rompere ora, però, si lascerà "erodere e travolgere dall'iniziativa di Renzi e dà la possibilità al M5s di rimanere ancora in piedi, quando in un' elezione anticipata può essere ridotta a meno della metà dei voti che ha preso nelle politiche del 2018". Mannino detta anche i tempi, strettissimi: "La decisione di Zingaretti andrebbe attuata a gennaio, prima del voto in Emilia-Romagna". 

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