Mes, Matteo Salvini propone di "non votarlo"? Fronda nel M5s, chi vuole schierarsi con la Lega
Matteo Salvini fiuta la brutta aria che tira nel governo. I più arrabbiati con Giuseppe Conte sono i grillini, che accusano il premier di aver sposato le tesi del Pd sul meccanismo europeo di salvataggio. Allora il leader della Lega liscia il pelo agli ex alleati: «Amici del M5s, condivido le vostre preoccupazioni...». Ma più che ansia, quella pentastellata è incazzatura: trenta senatori pentastellati (cui se ne aggiungono altrettanti del Pd e di Italia Viva) disertano la seduta del "chiarimento", dove Conte prova a spiegare che, sul Mes, non ha preso iniziative personali, ma ha condiviso le scelte con i due vice premier dell' epoca, Salvini e Di Maio. L' altro leader chiamato in causa, Gigino, a Palazzo Madama non si fa vedere. Polemicamente. E poco prima, alla Camera, c' era, ma non ha rivolto la parola al presidente del Consiglio. Leggi anche: Ghisleri su Meloni e Salvini: "Perché il loro messaggio è vincente" L'INIZIO DELLA LITE La lite è cominciata l' altra notte a Palazzo Chigi. Quando il capo politico dei Cinquestelle ha puntato i piedi, chiedendo al ministro dell' Economia Roberto Gualtieri di andare a Bruxelles per proporre modifiche al trattato, altrimenti, ha minacciato, «i miei non lo voteranno in Parlamento». Il premier si è appiattito sulla linea dei dem irritando il Movimento. Che ieri ha trovato in Salvini una sponda per dare addosso all' ex "avvocato del popolo". E questa è la scena che andata in onda al Senato: «Non intendo rispondere agli insulti. Mi dispiace per lei», dice Salvini rivolgendosi al capo del governo, «perché vive male, di rabbia e rancore...». Sabato e domenica, annuncia l' ex ministro, «se lei non si offende e non vuole denunciarci tutti, saremo in mille piazze italiane a spiegare cosa è il Mes e a raccogliere le firme per fermare il trattato che svende il futuro dei nostri figli per salvare la poltrona di qualcuno. Lei», punta di nuovo il dito verso i banchi del governo, «sta barattando la poltrona con il futuro dei nostri figli e non glielo permetteremo». Salvini accusa Conte di «mettere a rischio i risparmi degli italiani». Qualcuno, aggiunge, «non la racconta giusta, a occhio sono quelli che non ti guardano in faccia, sono quelli che vanno dagli operai a dirgli che non hanno soluzioni. Ma qui ci sono in ballo le fatiche e i risparmi di milioni di italiani». Rispondendo al premier, che parlando a Montecitorio gli aveva dato dell' ignorante, Salvini cita Confucio: «L' uomo da poco è arrogante senza essere calmo, l' uomo superiore è calmo senza essere arrogante». GIORGIA SCATENATA Insomma lo scontro è frontale. Il segretario federale della Lega conclude il suo intervento urlando un «si vergogni!» che fa arrabbiare la presidente del Senato Elisabetta Casellati, mentre i suoi espongono un pupazzo di Pinocchio. Parlando con i giornalisti alla Buvette, Matteo prosegue con gli attacchi personali: «Li avete sentiti i 5 Stelle alla Camera? Han detto che è tutto aperto... delle due l' una. A me risulta che questi qua abbiano già dato la parola e mai nella vita si sognano di tornare indietro... O ha mentito Gualtieri o ha mentito Conte. O non ha capito niente Di Maio... Non è che ci siano altre ipotesi... Tra Gualtieri e Conte secondo me è più facile che abbia mentito Conte. Gualtieri è appena arrivato, perché dovrebbe dire una sciocchezza...». Poco prima, a Montecitorio, Conte aveva dovuto fare i conti con l' ira di Giorgia Meloni. «Lei ci riempie di menzogne insieme a tutto il suo governo e le persone che mentono sono distanti dai precetti della nostra Costituzione. L' onore è una cosa di cui difettate. Si è presentato come avvocato del popolo. Non le consentiremo di diventare il curatore fallimentare degli italiani, la manderemo a casa prima». Ma sono gli attacchi che arrivano dalla maggioranza, quelli che fanno più male. «Io resto contrario a qualsiasi riforma del Mes. Già non mi piaceva il primo», dice il senatore grillino Gianluigi Paragone, «sono stato eletto con una forza il cui programma prevedeva la liquidazione del Mes. Conte non mi ha convinto. Ha fatto un discorso di scarsa densità politica, privo di visione. Mi sembrava proprio l' amministratore di condominio come lo raffigura Neri Marcorè». Stessi toni arrivano da un altro senatore 5s, Michele Giarrusso: «La questione è troppo importante per buttarla in caciara. È una questione fondamentale per il nostro Paese. Io personalmente contro il Mes ho fatto due campagne elettorali e sono quelle che abbiamo vinto». di Salvatore Dama