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Gian Marco Centinaio, il "patto tecnico" tra Salvini e Renzi: "Se ci fosse, ben venga"

Giulio Bucchi
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Per la simpatia certamente no. «Io e Matteo Renzi siamo come il giorno e la notte. Abbiamo una concezione della vita, del mondo e della politica completamente opposta», spiega il leader della Lega, Matteo Salvini, ospite del programma di Retequattro Stasera Italia, condotto da Barbara Palombelli, parlando dell' ipotesi di un «patto tra i due Mattei», Salvini e Renzi, per andare al voto, semmai dovesse cadere il governo Conte bis.  Leggi anche: I "democratici" di Conte e Zinga. Nuovo gruppo, nuovo schiaffo agli italiani Ma per il bene del Paese il l' intesa padano-toscana si può anche fare. «Se ci fosse ben venga», afferma l' ex ministro leghista Gian Marco Centinaio, riflettendo sull' ipotesi di partecipare a un governo «elettorale», ovvero a un esecutivo a tempo, con Lega e Italia Viva insieme, che traghetti il Paese verso elezioni politiche anticipate, «l' importante è andare al voto e non fare un terzo governo che agli italiani non serve a niente». Eppure sono proprio queste ipotesi, queste suggestioni, questi scenari veri o verosimili, con registi occulti e non, a tenere vivo il dibattito all' interno del centrodestra, l' incognita Renzi a far da variabile, non troppo indipendente. «In caso di crisi, il capo dello Stato deve vedere se c' è una maggioranza alternativa», spiega ancora Centinaio, «perché lo prevede la Costituzione ma l' auspicio è che Mattarella prenda una posizione e dica basta a un terzo governo litigioso come i due precedenti e si vada al voto». Non sono ipotesi dunque, ma anche la semplice traduzione pratica delle regole del gioco supporta l' ipotesi dei due Mattei al comando. Sul punto, ovviamente, Lega e Fratelli d' Italia si dividono, leggendo in modo diverso l' ipotesi di partecipare a un governo «elettorale». Se da una parte Salvini ha aperto a questa possibilità, dall' altra il partito di Giorgia Meloni ha fatto capire che non sosterrebbe mai un esecutivo di questo tipo. «Capisco ed è ragionevole quanto dice Salvini», afferma Ignazio La Russa, «ma non non parteciperemmo mai a un esecutivo del genere, se si profilasse l' ipotesi. Riteniamo, invece, che si possa andare a votare con l' attuale legge elettorale, o con una modifica semplice, da fare in sette giorni, che aggiunga un premio di maggioranza a chi supera il 40% in modo da rendere sicuro il vincitore il giorno dopo il voto». Il tema sullo sfondo è permettere lo svolgimento del referendum sulla riforma del taglio dei parlamentari, in programma il 29 marzo, e la conseguente ridefinizione dei collegi elettorali. «Se uno mi dice "cade Conte e c' è bisogno di un governo di passaggio per due mesi per ridisegnare i collegi elettorali", per carità, è un conto», ha spiegato Salvini agli amministratori della Lega riuniti a Roma, «l' importante è che si voti il prima possibile». «Non vedo come io potrei governare col Pd e i 5 Stelle», ha sottolineato il leader del Carroccio, badando, però, di non nominare Italia viva. Ombre sullo sfondo, non elementi certi. «Se c' è qualcuno che accompagna questo Paese al voto, come in democrazia sarebbe normale, ce lo dicano. Ma prima si vota meglio è: questo è l' obiettivo». Salvini, del resto, ha più volte chiarito che la Lega è invece «indisponibile» a «governi Arlecchino» o ribaltoni con le altre forze politiche. «Gli italiani hanno apprezzato quello che abbiamo fatto al governo, altrimenti non saremmo sopra al 30% dopo 6 mesi di opposizione», sostiene l' ex ministro dell' Interno, a Stasera Italia, «ci stiamo preparando al voto. La via maestra è andare alle elezioni il prima possibile». di Enrico Paoli

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