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Napolitano li sgrida sul Salva-RomaBoldrini e Grasso ai ferri corti

Seconda e terza carica dello Stato rimproverate dal Colle per lo scarso rigore nell'ammissione dei provvedimenti al voto. La Bdessa scarica tutte le colpe sull'ex toga

Matteo Legnani
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Scarica-barile, si chiama. E' quello che è andato in scena ieri, e malignamente riportato oggi su Repubblica, tra la presidente della Camera Laura Boldrini e il parigrado al Senato Pietro Grasso. Ieri, il presidente Giorgio Napolitano aveva sculacciato la seconda e la terza carica dello Stato, accusandole di non fare la guardia contro l'inserimento nei maxi-decreti come ad esempio il Milleproroghe, di emendamenti non coerenti con il provvedimento o per indirizzo o per contenuti. Il rimbrotto presidenziale ha provocato il primo, vero momento di frizione tra i due. Con la Boldrini che, lancia in resta, ha fatto ricordare dai suoi uffici urbi et orbi che già a giugno, lei, aveva avvertito il collega di Palazzo Madama del fatto che "al Senato vengono spesso introdotte numerose e sostanziali modifiche che non sono coerenti con i criteri di ammissibilità adottati dalla camera" (cioè, lei Boldrini è brava e Grasso cattivo). Boldrini ricorda anche di averne parlato a Grasso invitandolo a "porre fine alla vistosa diversità di disciplina". Convoco persino una riunione dei capigruppo e dei presidenti di commissione di Montecitorio, la Badessa, per mettere a verbale di aver parlato col presidente del Senato. Sei mesi dopo, però, è scoppiato il caso del Salva-Roma.

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