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Silvio tira dritto: "Se Matteo mi tradisce peggio per lui"

Matteo Legnani
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A che gioco sta giocando, Renzi? Se lo chiedono dalle parti di Arcore, guardando con perplessità ai segnali contraddittori che arrivano da Palazzo Chigi circa i tempi della nuova legge elettorale. Al Nuovo centrodestra il premier ha detto una cosa, se è vero ciò che sostiene il ministro Maurizio Lupi. E cioè che le nuove regole di voto andranno a regime solo dopo la riforma del Senato. A Forza Italia, il segretario del Partito democratico ne ha assicurata un'altra. Che l'Italicum andrà avanti spedito nel suo iter parlamentare. "Renzi ci sta fregando", iniziano a sospettare in Forza Italia. D'altronde, fanno notare al Cav, i pontieri - in primis Denis Verdini - alla fine sono rimasti a mani vuote. Mentre Angelino Alfano, dato fino a poche ore prima del giuramento fuori dalla squadra di governo, ha incassato per sé e per i suoi.  Berlusconi è sospettoso, sì, ma aspetta le prime mosse dell'esecutivo. Non riesce ancora a mettere da parte la simpatia umana che gli suscita "il ragazzo".  Secondo Silvio,  "conviene innanzitutto a Renzi avere la legge elettorale pronta". Perché  il neo premier "rischia di finire vittima dei ricatti di partitini e correnti", se non può metterli in riga "minacciando il ricorso anticipato alle urne". Cosa che al momento gli è impossibile. E lo sarà finché il Parlamento non avrà approvato le nuove regole di voto.  In un collegamento telefonico con il nuovo club Garbatella-Eur, senza fare il nome di Matteo, Silvio attacca l'esecutivo: "Non è un governo del popolo, non è eletto dai cittadini. Questa non è più democrazia". Berlusconi non è pronto a scommettere sulla durata del nuovo presidente del Consiglio. "Non sappiamo cosa succederà, ma dobbiamo tenerci pronti al voto, ci sono 4 milioni di cittadini indecisi o delusi che possiamo contattare per spiegare loro qual è la situazione del nostro Paese e farli andare a votare nella direzione giusta". Renzi non è la soluzione, perché "il Paese è ingovernabile". L'unico modo per far uscire l'Italia dalla palude è restituire la parola agli elettori. Il sogno berlusconiano è "avere un solo partito con la maggioranza assoluta che possa esprimere un proprio governo che cambi le istituzioni". E che faccia le riforme:  "Giustizia,  pensioni,  burocrazia,  lavoro,  fisco".  Sulla carta non è una missione impossibile. È «folle». Ma lui ci crede: "La sinistra è una minoranza nel Paese, la maggioranza è dei moderati che vanno rimotivati. C'è una prateria da conquistare". Secondo il Cavaliere lo strumento di persuasione non sono più i media, ma il "porta a porta", "le catene di Sant'Antonio". La tv oramai è inguardabile, ammette Berlusconi: "Non riesco più a vedere le trasmissioni cosiddette di approfondimento politico, lì c'è solo gazzarra. Sono trasmissioni che portano i cittadini ad allontanarsi dalla politica". di Salvatore Dama

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