Tra i parlamentari di Forza Italia e Lega sta girando una battuta, rivelata dal padano Davide Caparini: «Ancora un po’ e uniranno Veneto ed Emilia Romagna, così da farci perdere pure nel Nordest». L’osservazione nasce dalle circoscrizioni elettorali disegnate dall’Italicum. Per la prima volta sono state congegnate dall’ufficio studio di Montecitorio anziché dal Viminale, attualmente occupato da Angelino Alfano. Il risultato è un cambiamento radicale delle abitudini degli ultimi anni, con l’unione di territori che in passato non avevano avuto a che fare durante le elezioni Politiche. Risultato: in più di un caso, guarda un po’, il centrodestra rischia di perdere dove con i precedenti sistemi elettorali (anche prima del Porcellum) non temeva rivali. Forse anche per questo un azzeccagarbugli come Roberto Calderoli attacca: «Da una prima lettura questi collegi sembrano essere stati definiti sotto effetto di alcol e sostanze stupefacenti». Diamo un’occhiata ai nuovi collegi plurinominali della Camera. Il numero 14 è composto da Erba (storicamente leghista) più Lecco e Como (di solida tradizione di centrodestra ma che alle ultime amministrative sono passate al centrosinistra) insieme alla valtellinese Morbegno, dove alle Regionali di un anno fa il Pd era andato molto bene. Nel collegio 34, la fusione tra l’ex Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni) con Milano 11 e Milano 7 favorisce il Pd. Nel 23 Bergamo-Dalmine e Ponte San Pietro (serbatoi per i berlusconiani e la Lega) vengono bilanciati da Treviglio, dove i democratici recuperano terreno. Anche il Bresciano viene frammentato. E nel collegio 19 l’azzurra Ghedi è unita a Brescia-Flero e Brescia-Roncadelle dove il centrosinistra recupera. Il centrodestra rischia brutte sorprese pure in Veneto. Nel collegio 45 la leghista Cittadella è associata a Mirano e Vigonza, ben più avare con il Carroccio e i seguaci di Berlusconi. Stessa musica anche nel collegio numero 39, dove Legnago è fusa con Este e la rossa Rovigo. In Emilia Romagna ecco Parma, vecchio granaio del Cavaliere poi passato a Grillo, mischiata con la rossa Scandiano. Al 62 la rossa Ferrara-Via Bologna rischia di bilanciare Ferrara Cento e la grillina Comacchio (storicamente moderata). La sinistra può sorridere anche in altri casi. In Toscana, tanto per non avere dubbi, nel 70 Prato-Carmignano e Prato-Montemurlo (dove il centrodestra tiene) vanno a braccetto con Sesto Fiorentino che è schierato chiaramente a sinistra. Possibile ribaltone anche nel Lazio, dove il collegio 81 mette insieme Rieti (dove alle ultime politiche il Pd aveva dato quattro punti di distacco al Pdl), Tarquinia (parità) e Viterbo (coi berlusconiani avanti di tre punti). Scendendo a sud c’è il collegio 84, che accorpa alle roccaforti azzurre di Frosinone ed Alatri il fortino rosso di Tivoli (Pd avanti di sette punti nel voto dello scorso febbraio). In Abruzzo, occhi puntati sui collegi 95 (Montesilvano azzurra, Giulianova rossa e Pescara a fare da ago della bilancia) e 96 (dove il Pd potrebbe riequilibra con Teramo e L’Aquila i voti persi ad Avezzano e Sulmona, che alle ultime politiche avevano premiato il centrodestra). Capitolo Campania: testacoda in vista nel collegio numero 100, che mette insieme il fortino democrat di Salerno (+ 7% alle politiche) con quello berlusconiano di Battipaglia (dove a febbraio il Pdl aveva chiuso 30 a 19). Situazione simile anche nel 101: San Giuseppe Vesuviano (48 a 9 per il Pdl alle politiche) dovrà accorparsi con Avellino (Pd dieci punti avanti) e Atripalda (centrosinistra a +5%). In Puglia e Calabria - sempre considerando i risultati delle elezioni dell’anno scorso - il centrodestra è talmente forte da non risultare penalizzato nemmeno con i nuovi collegi (c’è solo da stare attenti al 114: se San Severo non dovesse confermare il risultato delle politiche, Manfredonia e San Giovanni Rotondo potrebbero fare scherzi). Infine, il caso più clamoroso: anche in Sicilia, granaio di voti per il centrodestra se mai ce n’è stato uno, la rimappatura dei collegi rischia di dare un dispiacere al Cavaliere. Trattasi del 140, che unisce Avola, Augusta e Siracusa: nelle prime due città, alle politiche era finita in sostanziale pareggio, mentre nel capoluogo il Pd aveva preso tre punti in più rispetto al Pdl. di Marco Gorra e Matteo Pandini