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In Emilia spunta Silvia Prodi, nipote dell'ex premier

di Eliana Giusto domenica 30 novembre 2014

2' di lettura

È spuntata dal nulla ad un mese dalle elezioni, et voilà eccola in consiglio regionale, grazie ad un inconfutabile merito politico: essere la nipote di Prodi. Faccia modesta, nulla a che vedere con le ladylike in stile Moretti per intenderci, Silvia Prodi, figlia di Quintilio, fratello di Romano, è stata eletta con quasi 5mila preferenze. Segno che in quel di Reggio Emilia dov’era candidata, nonostante l’astensione, i nobili natali funzionano ancora. 39 anni, ingegnere nucleare, la nipotina, si definisce «impegnata nella difesa di temi alti e di interesse collettivo», (e chi non lo sarebbe?), a due settimane dal voto incassa la visita in terra reggiana dello zio che la incoraggia, e, poiché un piddino che si rispetti una corrente ce l’ha, lei sceglie la meno impegnativa, lasciando intuire, dalle poche tracce politiche disseminate sui social, una vaga simpatia civatiana. Una che non romperà le scatole, insomma, e che, per questo, in consiglio ci può entrare a porte spalancate. Letterina - La candidatura di Silvia, è una di quelle preferite dal Pd: nate nei corridoi delle segreterie e fatte apposta per dirottarci sopra i voti. Il cognome Prodi è perfetto, ma, per evitare sospetti servirebbe un escamotage… Nemmeno a dirlo, ecco arrivare per lei l’endorsement della società civile. Una letterina recapitata al segretario, firmata da un gruppetto di «cittadini sinceramente impegnati» che caldeggiano la candidatura di «un personaggio di alta rettitudine morale, lungimiranza e indipendenza di giudizio». E chi meglio della nipote del padre dell’Ulivo? Silurata - Solo cattiverie? A definirla una «signora poco nota», che «ha avuto vie preferenziali» grazie al cognome importante è stata per prima una sua collega di partito, Sonia Masini, ex presidente della Provincia di Reggio Emilia, esclusa dal novero dei candidati alle poltrone di via Aldo Moro, per un improvviso bisogno di «nomi nuovi». Nomi forse, i cognomi sono sempre gli stessi. di Alessia Pedrielli 

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