Tra Renzi e Berlusconi è una battaglia di tentazioni: far saltare l'intesa sulle riforme e voto anticipato, mosse rischiose in grado si spaventare sì l'avversario, ma anche di trasformarsi rapidamente in un clamoroso, fatale autogol. L'affondo di Silvio Berlusconi a Porta a porta su Italicum e riforma del Senato ("Legge elettorale incostituzionale, riforma di Palazzo Madama invotabile") non è piaciuta affatto ai renziani del Pd. Qualcuno ha iniziato ad affacciare l'ipotesi di "ribaltare il tavolo". Non a caso, è stato proprio Matteo Renzi a raffreddare gli animi: sulle riforme si deve andare avanti, almeno fino alle elezioni europee. Non c'è dubbio che la scadenza del 25 maggio sia il punto di svolta sia per il premier sia per il Cavaliere. Il leader di Forza Italia non vuole consegnare alle urne un Renzi vincitore su tutti i fronti: 80 euro in più in busta paga ("Una mancia elettorale", l'ha definita il Cav) e intesa sulle riforme incassata. Troppo. Allo stesso modo, però, Berlusconi è in una morsa: rompere sulle riforme significherebbe passare, davanti all'elettorato, come colui che difende lo status quo e la Casta. Troppo, anche in questo caso. Ecco perché Italicum e Senato sono destinati a finire in ghiaccio per qualche settimana, tutto slitterà dopo il verdetto delle europee. La minaccia di Renzi - Da giugno si tireranno dunque i conti. Se Forza Italia farà flop, stando sotto il 20%, è probabile che la rottura dell'asse con il premier sia una strada obbligata. Solo allora Renzi farà scattare la minaccia: Berlusconi non vuole fare le riforme? E allora andiamo a votare in autunno, con una legge elettorale fatta a maggioranza politica e non più allargata. Un inghippo da cui Forza Italia rischierebbe di uscire con le ossa rotte. Sicuri però che senza riforme e con una politica economica ancora piena di buchi, al segretario del Pd convenga andare al braccio di ferro delle urne con un Beppe Grillo sempre più baldanzoso?
