A voler tentare il fact checking di Beppe Grillo si rischia di far fare bella figura a quello che voleva svuotare il mare con la pentola. Tra balle vere e proprie, esagerazioni, iperboli, distorsioni e supercazzole varie, l’ora di faccia a faccia tra il grande capo dei Cinque stelle e Bruno Vespa spesso e volentieri ha sconfinato nel lisergico. Da cui la difficoltà di procedere al controllo: che razza di fact checking vorrai mai fare a uno che dice che il problema col comunismo è che «è stato applicato male» o che per trovare i 19 miliardi che servono per coprire il reddito di cittadinanza basta levare i rimborsi elettorali ai partiti e non comprare gli F-35? Nonostante l’ingratitudine del compito, qui lo si proverà nondimeno ad affrontare, producendo perfettibile elenco delle bubbole sparate da Grillo dalla poltroncina bianca dello studio di Porta a Porta. Non è vero che il Movimento cinque stelle sia stato il primo partito alle Politiche: il Partito democratico, grazie ai voti degli italiani all’estero, ha chiuso a 8.932.615 voti contro gli 8.784.499 dei grillini. Non è vero che Mario Monti sia stato «messo lì da JP Morgan»: al netto della non estraneità dell’ex premier alla grande finanza mondiale, non risultano coinvolgimenti della società americana nell’ascesa di Monti a Palazzo Chigi. Non è vero che se il Movimento cinque stelle dovesse superare il Pd il governo cesserebbe di avere la maggioranza politica: le europee non incidono sulla composizione delle Camere, dove continuerebbe ad esserci la stessa maggioranza al momento in sella. Non è vero che gli avversari del socialista Martin Schulz si siano autosospesi dallo stipendio per il periodo della campagna elettorale e che solo l’attuale presidente dell’Europarlamento non vi abbia rinunciato. Non è vero che in Finlandia stia nascendo un partito nazista (a meno di non considerare tale il partito dei Veri finlandesi, che però di nazista ha ben poco e propone un assai più blando ruralismo nazionalista). Non è vero che la politica italiana in materia di immigrazione sia regolata dal trattato di Dublino (trattasi di convenzione, e la differenza con un trattato non è di lana caprina come si potrebbe pensare). Non è vero che grazie al Movimento cinque stelle sia stato introdotto un, peraltro mai visto, tetto di cinquemila euro lordi alle pensioni. Non è vero che negli Stati Uniti la gente vada in Comune a stamparsi «dalle canoe alle dentiere» grazie alle stampanti 3D messe cortesemente a disposizione dall’amministrazione pubblica (però su questo Grillo va migliorando: pochi giorni fa aveva detto che gli americani dalle stampanti multidimensionali ci tiravano fuori pure le case). Non è vero che in Italia ci sia un’azienda che con le stampanti 3D costruisce le turbine dei Boeing: la ditta in questione - che per la cronaca si chiama Protocast, recentemente acquisita dalla Avio - utilizza per la produzione una sofisticata tecnica il cui meccanismo di base è paragonabile a quello della stampa in 3D e ad esso può essere accostato per spiegare all’inclita come funzioni. Non è vero che il fiscal compact obblighi l’Italia a tagliare 50 miliardi l’anno: secondo le stime più attendibili sull’andamento del pil italiano, questa cifrà sarà di quasi cinque volte inferiore (le previsioni oscillano tra i 12 ed i 13 miliardi). Non è vero che fantomatici emissari del fondo di investimento Blackrock stiano catalogando le opere degli Uffizi per decidere quali portarsi via a titolo di bottino di guerra. Non è vero che Allianz e «Prudence» (qualunque cosa quest’ultima sia) abbiano messo le mani su 3.500 chilometri di spiagge. Non è vero che per colpa dei fondi di investimento chiuderanno 250 università. Non è vero che Alessandro Profumo abbia venduto a Blackrock. Non è vero che l’Eni sia in perdita: l’ultima trimestrale del cane a sei zampe nell’era Scaroni ha fatto segnare un utile netto di 1,3 miliardi di euro. Non è vero che il Movimento cinque stelle sia in possesso del software per fare l’accertamento fiscale retroattivo ai politici: al di là di un vecchio video dove Grillo dà per fatta la cosa sparando parole a casaccio tipo «zip war airganon» non risultano riscontri dell’esistenza di tale programma. Non è vero che dalle parti di Milano stiano costruendo un’autostrada da 15 corsie: ci sono due distinti progetti di riqualificazione di due strade (una provinciale e una statale) per complessive 14 corsie (che ovviamente non saranno in linea). di Marco Gorra
