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Coronavirus, Attilio Fontana. "A Roma l'hanno capito tardi. Avevamo dato subito le proiezioni, non ci hanno creduto"

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"A Roma l'hanno capito tardi". Dal Palazzo Lombardia il governatore Attilio Fontana, intervistato dal Corriere della Sera, punta il dito contro il governo per la gestione dell'emergenza coronavirus. "La bozza del Decreto del presidente del Consiglio sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, con misure più incisive che invitano i cittadini alla prudenza. Ma non posso non evidenziare che il testo è, a dir poco, pasticciato e necessita chiarimenti da parte del governo stesso per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno". "A Roma - attacca - qualcuno non ha capito bene la situazione o quantomeno l’ha capita con un certo ritardo -. Noi abbiamo sempre cercato di rendere chiaro il quadro, con numeri, dati scientifici e proiezioni, ma non ci hanno creduto". Si riferisce ai primi giorni dell’allarme? "Non soltanto. Nelle due domeniche in cui ci si è confrontati sulle misure da prendere, sono sempre stati necessari tanto tempo e tanta pazienza per far capire le ragioni di certe scelte".

"Devo dire - riconosce Fontana - che ho trovato un interlocutore attento nel ministro della Salute Roberto Speranza, sempre disponibile all’ascolto, così come il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. E poi mi lasci ringraziare anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci ha sempre fatto sentire la sua vicinanza - prosegue -. Con il presidente del Consiglio sono in contatto costante. Lui è il capo dell’esecutivo, è lui a firmare i decreti che dettano le misure che stiamo mettendo in campo per difenderci da questa epidemia". Per Giuseppe Conte, però, nessun risconoscimento particolare: le accuse del governatore, insomma, sembrano dirette proprio a Palazzo Chigi.

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