Belpietro, Feltri, Travaglio d'accordo:giornalisti servi di Napolitano

Dal Corriere a Repubblica, da La Stampa a Il Messaggero: la grande stampa accorre in aiuto del capo dello Stato. Obiettivo: insabbiare il caso-intercettazioni
di Matteo Legnanisabato 1 settembre 2012
Belpietro, Feltri e Travaglio

Belpietro, Feltri e Travaglio

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Corazzieri di Napolitano. Se a definire così i giornalisti-soccorritori di Napolitano fossero oggi "solo" Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri, si potrebbe pensare a un "inciucio" giornalistico. I due direttori, si sa, sono amici da tanti anni e una telefonatina per scambiarsi le rispettive idee sul caso-intercettazioni a Napolitano, potrebbero anche essersela fatta. Ma ecco che i "corazzieri del Quirinale" spuntano anche dalle pagine di un giornale che di centrodestra sicuramente non è: Il Fatto quotidiano. A chiamare così i "servi di Napolitano" è, nel suo editoriale, Marco Travaglio. Il direttore di Libero, l'editorialista de Il Giornale e il vice di Padellaro ce l'hanno coi colleghi "con la schiena dritta e la penna nel taschino" (definizione di Belpietro). Quelli di Corriere, Repubblica, La Stampa, Il Messaggero. Che oggi sono corsi a "spegnere l'incendio" suscitato l'altro giorno da Panorama, "reo" di aver divulgato (seppur per sommi capi) il contenuto delle telefonate tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. Travaglio, che ha un occhio particolare per il quotidiano di via Solferino (da lui spesso chiamato "il pompiere della sera"), punta l'occhio sugli articoli firmati da Antonio Polito e Massimo Franco. "Napolitano non dispone del testo delle telefonate. In nome della legalità lo si invita a commettere un reato, visto che le telefonate sono secretate" scrive Polito. E Franco: "Quanti chiedono che Napolitano renda pubblico il contenuto delle telefonate forse non sanno che le intercettazioni non sono in mano a Napolitano e la loro richiesta è un'istigazione alla violazione del segreto istruttorio". Già, ma il Capo dello Stato, dicono sia Travaglio che Feltri in sintonia, potrebbe semplicemente spiegare a parole che cosa si è detto con Mancino. Nessuno dubiterebbe della sua buona fede (anche perchè se dicesse balle basterebbe una fuga di notizie a smentirlo). O l'inquilino del Colle, aggrappandosi alla sua veneranda età, vuole raccontarci che non ricorda il contenuto di quelle telefonate? Poi c'è Ezio Mauro che su Repubblica: che (scrive Belpietro) "parla di un settimanale ideologico - Panorama? - che è arrivato, parlando delle conversazioni del Capo dello Stato, a pubblicare ipotesi, illazioni e allusioni". Proprio lui - continua il direttore di Libero - che fu il primo ad evocare che osa ci potesse essere nelle famose converazioni telefoniche del presidente".  Per poi prodursi nel salvataggio dei "sepolcri imbiancati, quei nomi altisonanti ammantati di un'aura di intoccabilità costruita con pazienza durante la prima Repubblica. E' a loro che sono dedicate le ultime parole del suo articolo (....) Presidenti della repubblica, grand commis dello Stato, ministri: quella nomenclatura tanto cara al giornale della sinistra radical chic". Ma il salto mortale più bello, racconta ancora Belpietro, è quello che hanno eseguito negli ultimi due giorni La Stampa e Il Messaggero. Che l'altroieri hanno celato la notizia delle rivelazioni di Panorama e poi, ieri, hanno titolato "come un sol uomo contro il ricatto. le due testate davano voce al Quirinale ol titolo più importante della prima pagina, respingendo le 'torbide manovre' cui aveva fatto riferimento Panorama. Certo, i lettori devono aver fatto qualche fatica a raccapezzarsi e capire di cosa si stesse parlando, dato che si erano persi la puntata precedente. Ma in fondo - scrive ironicamente il direttore di Libero - non sono le notizie a essere importanti, bensì le smentite e quelle la libera stampa non se le fa scappare mai".