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Vendola: "Bersani scelga, o me o Casini"

Il governatore inguaia Bersani: "Tutti e due vogliamo l'esclusiva. Quello dell'Udc è un programma mediocre". A sinistra sono già spaccati
di Andrea Tempestini domenica 11 novembre 2012

Nichi Vendola

2' di lettura

  Una situazione fluida, per dirlo con parole ortodosse. Un enorme caos, per inquadrare la situazione senza peli sulla lingua. Parliamo della sinistra e del Partito Democratico. E mentre il segretario Pierluigi Bersani tende la mano al "rottamatore" Matteo Renzi, offrendogli una "poltrona" da ministro, a destare maggiori preoccupazioni sono i possibili alleati. Proprio quando sembrava essere stata trovata la quadra per tenere insieme il "mostro" (Casini e Vendola), ecco che Nichi torna all'attacco: "O me o Casini". Questo l'aut auto posto dal governatore della Puglia, candidato alle primarie di coalizione, e più agguerrito che mai dopo l'assoluzione nel processo sulla sanità pugliese. "Io voglio l'esclusiva" - Sull'eventuale alleanza-Frankenstein a tre (Pd, Udc e Sel), Vendola non ha dubbi, e rivolgendosi a Bersani spiega: "Deve rispondere lui. Se vuole governare senza fare le riforme, se vuole rassegnarsi a un programma così mediocre, andrà con Casini. Se invece vuole costruire un programma di cambiamento, deve farlo con Vendola. Sia io che Casini - ha proseguito Nichi - vogliamo l'esclusiva". Insomma, nel recinto del centrosinistra non c'è spazio per i due galli: quello democristiano e quello comunista, insieme, non ci stanno. E Bersani si mette le mani nei (pochi) capelli (e annuncia: "Non correrò per la prossima segreteria del Partito Democratico"). "Noi perno della coalizione" - E dallo stesso Bersani, subito, è arrivata un'indiretta risposta a Vendola. "Non è più il 2006, non c'è più l'Unione ma un Pd primo partito che fa da perno alla coalizione - ha provato a gettare acqua sul fuoco rispondendo al forum de Lastampa.it -. Andiamo verso l'ingovernabilità? E' chiaro che dobbiamo rispondere a questa preoccupazione, anche se è frutto di un riflesso condizionato. Nel 2006-2008 - ha concluso Bersani - eravamo 12 partiti e non c'era il Pd. Ora c'è un perno di coalizione, il Pd primo partito del Paese, e poi una situazione molto semplificata". L'unico a credere ancora nell'alleanza che va dai comunisti ai democristiani, insomma, è il leader del Pd.  

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