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Coronavirus, quel cavillo nel decreto Liquidità di Conte che "uccide" le imprese: “Così si spalanca le porte alla magistratura”

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C'è un cavillo all'interno del decreto Liquidità che potrebbe soffocare il Paese, o meglio le aziende. Nel testo si leggono infatti due righe che consegnano le imprese ai sindacati e al loro potere di veto. "L'impresa che beneficia della garanzia - si legge - assume l'impegno a gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali". Esuberi e licenziamenti dovranno dunque, come riportato dal Giornale - essere discussi per arrivare ad una mediazione accettabile. A puntare il dito contro quanto scritto anche l'avvocato Cesare Pozzoli, giuslavorista milanese: "La norma è stata scritta male ma complica un cammino che è già un susseguirsi di curve e tornanti. Attenzione - aggiunge - questo meccanismo, mimetizzato fra un comma e l'altro, potrebbe teoricamente valere per le grandi imprese, per le medie e per le piccole. Per il colosso e per l'azienda che oggi boccheggia e di tutto avrebbe bisogno, tranne che di caricarsi sulle spalle altre conflittualità, preoccupazioni e incertezze interpretative".

 

 

Una vera e propria batosta che segue un'altra, quella che - come affermato da Pozzoli - "impedisce i licenziamenti per 60 giorni fino al prossimo 17 maggio 2020. Salvo, naturalmente, ulteriori proroghe". Così facendo dunque le imprese perdono ogni tipo di flessibilità. D'altronde - conclude il legale - "il decreto dell'8 aprile spalanca le porte all'intervento a gamba tesa della magistratura che potrebbe chiedere, di volta in volta, le carte e modificare le decisioni delle aziende". Peggio di così non poteva essere.

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