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Giuseppe Conte e Rocco Casalino, il dietro le quinte della conferenza tv e la lite sulla tutela dell'immagine del "capo"

Lorenzo Mottola
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«Distanze siderali da Roma un corno, abbiamo fatto di tutto per salvare la Lombardia». A Giuseppe Conte iniziano a cedere i nervi. La prima missione del premier nel Nord Italia dallo scoppio dell' epidemia è finita malissimo, tra tensioni con i sindaci (perfino quello di Codogno, che già ha avuto i suoi guai), figuracce colossali nei cantieri di Genova e confronti da osteria con i giornalisti. «Se un domani avrà lei delle responsabilità di governo, allora potrà scrivere i decreti e vedremo», ha detto il presidente del Consiglio a una cronista che si era permessa di chiedere conto della mancata istituzione della famosa "zona rossa" ad Alzano. Una risposta da vicolo di Caracas più che da studio legale della Roma bene. Secondo voci, invece di scursarsi, il giurista foggiano se la sarebbe presa con il portavoce, accusato di non tutelare a sufficienza l' immagine del "capo", esposto a improvvisate conferenze stampa in mezzo alla strada. Rocco Casalino, infatti, non ha partecipato alla spedizione in settentrione. Mentre il primo ministro collezionava gaffe, l' addetto stampa si aggirava per Roma in tuta con buste della spesa in mano (lo prova un video di Franco Bechis pubblicato sul sito del Tempo).

 

 


IL VIAGGIO
Conte è arrivato al Nord lunedì. A Milano ha dovuto affrontare un incontro con Giuseppe Sala e Attilio Fontana in un clima da inverno artico, dopo le recenti polemiche. Poi, con i consueti tempi da catasto, il carrozzone di Palazzo Chigi si è spostato a Bergamo a tardissima ora. E qui il giurista grillino si è giustificato per non aver visitato prima queste valli: «Temevo di essere di intralcio» («io personalmente non credo» ha commentato Fontana perplesso). Poi alle due del mattino il nostro leader si è presentato a Brescia. «Come un ladro nella notte», ha commentato un politico leghista.
Ieri mattina l' avvocato M5S ha lasciato la Lombardia per andare in Liguria, dove ha pronunciato un discorso in occasione della posa dell' ultima sezione del nuovo ponte nato sulle macerie del Morandi. Un episodio inquietante: ad assistere all' evento c' erano decine di giornalisti e operai assembrati in spazi stretti, in aperta violazione delle norme imposte da questo governo per ragioni sanitarie. Il tutto a dimostrare la totale disorganizzazione dell' esecutivo, che è stato in grado di trasformare perfino una conferenza stampa in un potenziale focolaio infettivo.


L' INCONTRO
Da Genova il presidente del Consiglio è rientrato in Lombardia, dove ha incontrato i sindaci della prima zona rossa italiana in prefettura a Lodi. Secondo i presenti, il premier ha parlato per circa mezz' ora, per illustrare i meriti del suo governo nella gestione della crisi e soprattutto i demeriti della Regione. Praticamente un comizio. Alla fine del discorsetto, sono arrivate domande e proteste. Qualcuno si è lamentato per essersi sentito a una «distanza siderale da Roma» in questa crisi. E qui Conte s' è inalberato («siderale un corno!»), ricordando di aver spedito milioni di mascherine in Lombardia. «Noi non abbiamo visto nulla sul territorio», ha commentato poi Francesco Passerini, sindaco leghista di Codogno, «il 6 marzo abbiamo spedito con colleghi di giunte di ogni colore una lettera con richieste a Roma, illustrando le nostre criticità economiche. Non abbiamo mai ricevuto risposta. Se qualcuno pensava ora di venir qui a fare passerelle si sbaglia di grosso». La riunione si è conclusa in un clima teso, i sindaci hanno preteso le scuse del premier per le accuse mosse al personale dell' ospedale di Codogno. Conte ha detto di non aver mai pronunciato quelle frasi, poi è scappato verso l' Emilia, per incontrare il meno ostile governatore Bonaccini. Tornerà presto?

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