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Coronavirus, Giuseppe Conte alla Camera: "Ho seguito le raccomandazioni del mondo scientifico, non è finita"

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Un'informativa attesissima, quella di Giuseppe Conte alla Camera, chiamato a chiarirsi dopo la conferenza stampa di domenica sera sulla Fase 2 e le polemiche che ne sono seguite. Giornata infuocata, tanto che appena Roberto Fico ha "dato facoltà" al premier di parlare, in aula si è scatenata la gazzarra: contestazione senza mascherine, tanto che il grillino ha stigmatizzato il comportamento dei colleghi. Poi - dopo un supplemento di dibattito sulle mascherine -, la parola è arrivata a Conte: altre grida selvagge, impossible parlare. "Non funziona così, non può funzionare così", ha sbottato Fico. Una sorta di Vietnam, un clima avvelenato, ancora senza mascherine, col grillino che continuava ad additare i colleghi invitandoli a rispettare le misure "per la sicurezza collettiva". Un dato era evidente sin dal principio: mai, da che Conte è stato a Palazzo Chigi, si sono viste opposizioni così inferocite. Altro che avvocato del popolo: a Montecitorio il caos, rabbia, la volontà di non far "conferire" il presidente del Consiglio. Tanto che Fico è stato costretto a sospendere la seduta per cinque minuti. Tutto rimandato di qualche minuto.

 

Poi Conte, pur tra mille rumoreggiamenti, è riuscito a iniziare il suo discorso. "Ritorno nuovamente in Parlamento dopo nove giorni. Stiamo affrontando un emergenza senza precedenti, che sta mettendo a dura prova tutte le democrazie avanzate. Siamo costretti a riconsiderare modelli di vita, relazioni, valori, il nostro modello di sviluppo", ha esordito. Poi il premier ha spiegato che "non sono state prese decisioni estemporanee, sono stati considerati tutti i valori". Dunque ha fatto rifermento alle "raccomandazioni di qualificati esponenti del mondo scientifico", ovvero al "rapporto del comitato tecnico e scientifico" che "non è segreto: la riapertura simultanea di tutte le attività a partire dal 4 maggio porterebbe a un aumento esponenziale e incontrollato di tutti i contagi". Conte, insomma, delega ogni responsabilità circa la scelta alla comunità scientifica, a quel rapporto che, per inciso, nelle ultime ore è stato contestato da altri rapporti scientifici che ne mettevano in seria discussione i numeri. "Dal 4 maggio inizia la fase di convivenza col virus, non di liebrazione dal virus: siamo ancora dentro alla pandemia, bisogna dirlo chiaramente ai cittadini".

 

Insomma, Conte spiega di aver delegato completamente le decisioni alla comunità scientifica, a differenza di quanto accade in altri Paesi. Si pensi a Germania, Francia, Spagna e in modo ancor più radicale gli Stati Uniti, laddove i governi stanno provando in un qualche modo a ripartire, pur conciliando le loro azioni con le raccomandazioni della comunità scientifica. Conte, quasi per giustificare le sue decisioni, insiste sul fatto che "ancora sappiamo troppo poco di questo virus". Afferma che il piano "persegue unicamente gli interessi generali, non è un programma elettorale mirato a raccogliere consenso". E ancora, ha aggiunto: "Il principio di precauzione deve guidarci anche in questa fase. Dobbiamo far ripartire al meglio la nostra economia senza dolorose e irrimediabili conseguenze future. Un approccio non graduale sarebbe catastrofico"

“Non possiamo permettere che gli sforzi vengano vanificati”, è il messaggio retorico del premier: “Il governo non può assicurare il ritorno immediato alla vita precedente”. Nessuno ha la presunzione di farlo, semplicemente si chiede un piano serio di riapertura che metta l’Italia nelle condizioni di tornare a lavorare a pieno ritmo il prima possibile e in totale sicurezza. Poi Conte definisce quello del 4 maggio un “primo test per verificare la tenuta del sistema nelle prossime due settimane”. Se in tale arco di tempo la curva dei contagi non dovesse crescere, allora “allenteremo ulteriormente le misure”. 

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