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Matteo Salvini, crisi nei sondaggi. Lega, la rivolta degli ingrati: le voci sulla videochat clandestina contro il Capitano

di Alessandro Gonzato domenica 3 maggio 2020

3' di lettura

La sindrome del beneficiato ingrato, malattia che non conosce tempo, ha improvvisamente contagiato alcuni parlamentari leghisti.
I quali, di fronte al calo nei sondaggi del partito ma soprattutto di Salvini, hanno cominciato a lamentarsi del capo. Qualcuno, addirittura, ne vorrebbe la destituzione. Non ora, ma a emergenza sanitaria terminata e comunque non prima del nuovo anno. Entrati a Palazzo esclusivamente o quasi grazie al miracolo compiuto dal "capitano", capace di portare il Carroccio dal 4 al 35 per cento, ora che la Lega stando alle ultime rilevazioni è scesa attorno al 25-26 e che l' ex vicepremier non gode più del gradimento di un tempo, i congiurati hanno iniziato a tramare. Da qualche ora, negli ambienti romani, gira insistentemente voce di una videoconferenza clandestina tra alcuni deputati e senatori, peones ma anche qualche dirigente. Tutti, pur con toni diversi, avrebbero manifestato preoccupazione per la linea tenuta da Salvini negli ultimi due mesi: al centro della discussione temi fondamentali per l' economia come il Mes ma anche la strategia comunicativa, soprattutto sui social.

Sui nomi dei partecipanti alla riunione, ovviamente, c' è il massimo riserbo. Di più: la riunione, assicurano gli ex padani, non c' è mai stata, si tratterebbe di una "bufala" creata ad arte dai partiti di maggioranza per alimentare tensioni all' interno del partito. Di questa videoconferenza non c' è alcun riscontro e però, stando a quanto ha rivelato a Libero un parlamentare del Nord, qualche malumore nel Carroccio ci sarebbe eccome. I malpancisti risiederebbero nel lombardo-veneto e in Emilia Romagna. Nel feudo rosso pare che non sia ancora stata digerita la candidatura a governatrice di Lucia Borgonzoni alla quale parecchi leghisti avrebbero preferito un profilo diverso. In Lombardia l' oggetto principale delle riflessioni riguarderebbe la strategia comunicativa adottata fin dall' inizio della pandemia. In Veneto, e questo non è un mistero, c' è chi vuole come prossimo candidato premier Luca Zaia, il quale stando all' ultimo sondaggio realizzato da Winpoll per il Sole 24 Ore in questo momento è considerato dagli italiani il politico che sta affrontando meglio la crisi, molto più di Conte, Mattarella e Salvini, quest' ultimo staccato di 27 punti percentuali (46 a 19) rispetto al governatore.

La traversata - Il nome di Zaia, peraltro, comincia a essere utilizzato anche dai nemici della Lega per tentare di seminare zizzania. Va però detto che il "doge" ha subito voluto stroncare qualsiasi discorso che non riguardi la sua ricandidatura in Veneto, dove a meno di eventi epocali nei prossimi mesi verrà eletto per la terza volta consecutiva. La stampa avversa a Salvini, inoltre, continua a scrivere della sua presunta lite con l' ex vicesegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti in merito al Meccanismo europeo di stabilità. I congiurati, sottolinea la nostra fonte, per ora non hanno alcun interesse a uscire allo scoperto: «Ci sono di mezzo le elezioni regionali e ancora non si sa neanche quando andremo a votare, sarebbe un suicidio se qualcuno, adesso, mettesse in discussione la leadership di Salvini. Ci saranno turbolenze nella compilazione delle liste» aggiunge il parlamentare del Nord «e poi dipenderà molto dai risultati: attenzione alla Toscana. Alcuni parlamentari vorrebbero che Salvini spingesse per la formazione di un governo di solidarietà nazionale, ma anche in questo caso è impossibile che qualcuno forzi la mano». È l' invito che ieri, dalle colonne de Il Foglio, ha rivolto l' ex governatore lombardo Roberto Maroni: «Caro Salvini, conviene anche a te: questa legislatura andrà fino al termine, e da qui al 2023 stare all' opposizione significa una lunga traversata del deserto. E se finisce l' acqua?».

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