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Coronavirus, Attilio Fontana a Libero: "Ignorati o sbeffeggiati, la Lombardia è stata sabotata"

Pietro Senaldi
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L' ira del mansueto. Nel giorno dell' inizio della fase 2, quella del tentativo di ripresa economica, il governatore della Regione che fa quasi il 25% del prodotto interno lordo, e dalla quale pertanto dipende il successo dell' operazione, scoperchia il pentolone con Libero. Attilio Fontana è l' uomo degli allarmi inascoltati. Lui allertava, il governo lo insultava per continuare a dormire sereno. Si è beccato l' accusa di razzismo quando, a gennaio, voleva mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina. Poi, allorché un suo assessore ha contratto il Covid-19 e lui ha girato un video nel quale indossava la mascherina e consigliava a tutti di imitarlo, la sinistra di governo e di giornali l' ha processato sulla pubblica piazza per sabotaggio, sostenendo che aveva pregiudicato irrimediabilmente l' immagine dell' Italia all' estero.

Ora stanno provando a farlo passare come il responsabile delle morti di molti nonni nelle residenze per anziani, anche se queste non sono gestite dalla Regione. Poco importa se nelle strutture italiane ci siano stati meno decessi che in quelle spagnole, francesi, americane e perfino tedesche, o se l' Emilia-Romagna abbia registrato in percentuale più lutti della Lombardia, malgrado i focolai principali non si siano sviluppati nel suo territorio. L' uomo da abbattere è lui, l' Attilio da Varese, che ha passato il fine settimana a studiare la ripresa nella sua casa che dalla collina domina la città lombarda e il cui giardino finisce dove inizia il bosco. Un po' di quiete nella tempesta, perché alle difficoltà oggettive della ripartenza si aggiungono quelle politiche. Una tensione tra governo e Regioni che sfiora l' incomunicabilità.

 

 



 

 

Presidente, ma vi mettete a litigare proprio adesso? 
«Nessuno vuole litigare ma quando le idee sono confuse e le norme poco chiare, è naturale che ognuno vada per la sua strada. Non è una questione politica, anche le Regioni di centrosinistra sono perplesse».
 

Il governo è in difficoltà? 
«Hanno fatto la scelta di partire dal particolare con i codici Ateco, quelli sulle attività indispensabili, anziché dalle regole generali. Così sono entrati in un groviglio da cui è difficile uscire, perdendo un po' di credibilità».
 

La governatrice della Calabria, la forzista Santelli, ha riaperto i bar e i ristoranti e il governo vuol farglieli chiudere: lei con chi sta? 
«Perfino Renzi ha detto che la Santelli ha fatto bene. La governatrice ha dovuto farlo per non dare spazio alla malavita organizzata, ma non illudiamoci che questo sia un problema solo del Sud. Il governo non ha mandato soldi, impedisce di riaprire e presto chiederà le tasse. Anche a Milano ci sono molti che potrebbero decidere di svendere la propria attività alla malavita piuttosto che fallire. Dobbiamo alzare le antenne tutti insieme per contrastare questo rischio».
 

Cosa volete voi governatori del centrodestra? 
«La nostra è l' unica proposta seria: regole rigidissime di sicurezza e libertà di aprire per chiunque le rispetti. Il codice Ateco sulle attività economiche essenziali non è logico. Per un barbiere o un ristoratore la sua attività è essenziale».
 

Perché il governo non l' ha accolta? 
«Paura, ideologia, scarsa lungimiranza. Non so. La nostra proposta avrebbe evitato molte polemiche, essendo peraltro la più democratica. Apri se sei in grado di rispettare le regole, garantire distanziamento e sanificazione, non a seconda di chi sei, come invece avviene adesso. C' è una distanza impressionante tra questo governo e la realtà concreta dell' economia e del Paese».
 

Pensa che Conte sia alla frutta? 
«La crisi economica galoppa. Il pentolone può esplodere».
 

Che lezione ha tratto dalla pandemia? 
«L' epidemia ha confermato che le Regioni hanno bisogno di più autonomia. Lo Stato centrale non riesce a gestire tutto, non conosce le diverse esigenze dei territori».
 

Detto dalla Regione che è finita al centro di ogni accusa 
«Un cavallo di battaglia del referendum per l' autonomia era che la Lombardia voleva reinvestire in medici, servizi e strutture ospedaliere sul territorio i soldi ricavati dalla sanità. Ce lo hanno impedito e ora ci accusano di non averlo fatto».
 

Cosa replica a chi dice che il modello lombardo non ha retto? 
«Che la Lombardia, già prima della pandemia, aveva più posti di terapia intensiva di tutti. I tagli dei governi negli ultimi dieci anni ci imponevano di tenere non più di 700 letti, noi ne avevamo 740, e in un mese li abbiamo portati a 1.700. Siccome il Covid-19 è esploso in Lombardia, l' emergenza si è avuta qui. Il sistema è arrivato al limite ma non c' è stato nessuno che non sia stato assistito. Ogni volta che i letti stavano per finire, ne creavamo altri».
 

Però qualcosa in Lombardia non ha funzionato 
«Chi attacca il modello lombardo è in malafede. La Lombardia è grande, noi abbiamo avuto due focolai, ma metà della Regione, penso alle province di Varese, Como, Lecco, Sondrio, ha avuto meno contagi in percentuale di alcune zone del Veneto, delle Marche, del Piemonte e dell' Emilia-Romagna. Non è questione di modello, ma di focolai».
 

Perché non avete creato la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro? 
«L' abbiamo chiesta per Codogno e per la Bergamasca. Il governo ha dato il via libera per la prima e non per la seconda».
 

Non potevate insistere? 
«Dalla richiesta di quarantena per chi arrivava dalla Cina al video in cui mi metto la mascherina, la Lombardia è sempre stata la prima a lanciare gli allarmi. Ed è stata sbeffeggiata e sabotata. Sono arrivati a dire che l' Italia sarebbe fallita per la mia mascherina. Quando abbiamo fatto l' ordinanza per chiudere bar e ristoranti alle 18, i sindaci del Pd si sono messi a organizzare aperitivi. È salito pure il segretario dem Zingaretti a sostenerli. Noi volevamo chiudere e il governo ha riaperto».
 

Ma non era il caso di andare allo scontro con il governo? 
«Noi l' abbiamo chiesta il 3 marzo e il Comitato Tecnico Scientifico aveva dato il via libera. C' erano già i militari per chiuderla, ma il governo ha atteso il 7 e poi non lo ha fatto. Io non comando le forze armate e da solo non potevo andare avanti. L' 8 marzo il ministro dell' Interno Lamorgese ha emesso un provvedimento che ribadiva che il potere di fare una zona rossa competeva allo Stato, come poi hanno spiegato tutti i costituzionalisti».
 

Perché vi attaccano per l' ospedale costruito in Fiera? 
«Perché è stato un grande successo e una dimostrazione dell' altruismo e del gran cuore dei lombardi, che lo hanno finanziato spontaneamente con il loro denaro».
 

Dicono sia mezzo vuoto 
«Anche le terapie intensive lo erano prima della pandemia. E poi ci hanno accusato che fossero troppo poche. Quando lo abbiamo costruito serviva, gli ospedali erano pieni».
 

Vi accusano di aver ammazzato i nonni nelle residenze per anziani: perché avete chiesto alle rsa di accogliere i malati in convalescenza? 
«Gli ospedali andavano svuotati, anche altre Regioni, come il Lazio, hanno preso questa decisione. Ma da noi solo 15 residenze per anziani hanno aderito. Non dico di più perché ci sono inchieste della magistratura in corso. Vediamo se lì ci sono stati più decessi che altrove».
 

Al Pio Albergo Trivulzio l' inchiesta sta facendo scalpore
«Perché il luogo è evocativo, ma il Pio Albergo Trivulzio non ha accettato nessun malato Covid-19. Il contagio si è sviluppato internamente, come in altri posti, portato dai parenti in visita o da chi lavora lì».
 

La mossa è stata azzardata? 
«Noi abbiamo fatto il bando e stabilito i parametri di sicurezza per accettare i convalescenti. La magistratura verificherà se chi lo ha fatto era in regola ma l' 87% delle rsa è privato, la Regione ha un ruolo di controllo, non di gestione».
 

Perché non fate i tamponi? 
«Questa è un' altra fake-news. Ne abbiamo fatti più di tutti, 400mila, 50mila più del Veneto, che però ha la metà degli abitanti. Il nostro sistema è in grado di fare 16mila tamponi al giorno: mancano i reagenti e le strutture per farne di più».
 

Però servirebbero per sconfiggere il virus 
«Il tampone serve per sapere se sei contagiato, ma vale nell' attimo in cui lo fai. Già dal minuto dopo non sei più coperto. Per mappare la Regione dovresti fare un milione di tamponi al giorno; impossibile». 
 

Perché allora tutti contro la Lombardia, presidente? 
«È un attacco politico per far perdere credibilità a centrodestra e Lega. La maggioranza a Roma è in difficoltà e per screditare una Regione che è il fiore all' occhiello dell' amministrazione del centrodestra, si scatena una campagna politica e mediatica contro la Lombardia».
 

Siete diventati antipatici? 
«Siamo, anche lei è lombardo, si tira indietro? Quando sei più ricco e funzioni, crei invidia. Meglio così però piuttosto che arrancare».
 

Il mito dell' efficienza lombarda non rischia di essere smentito oggi, giorno della ripartenza? 
«Spero di no. Tutto si gioca sui trasporti, la cui capacità è stata ridotta del 70% per garantire le condizioni di sicurezza».
 

Il deliro è inevitabile
«Confido nella ripartenza lenta. Non entreranno a Milano un milione e 400mila persone, come in media nei giorni feriali. Il giorno della verità sarà lunedì 18».
 

Per allora cambierà qualcosa?  
«L' unico modo per evitare il caos sarà trovare un accordo sindacale che consenta di dilazionare gli orari di lavoro. La giornata attiva va spalmata dalle 7 del mattino alle 21, altrimenti è impossibile che i mezzi pubblici reggano l' urto».
 

È al lavoro per questo?  
«Ho chiesto infinite volte al governo di avviare la contrattazione nazionale».
 

Cosa sta facendo la Lombardia per sostenere economicamente le sue imprese? 
«Noi, a differenza dello Stato, non possiamo fare debito. Siamo tenuti al pareggio di bilancio. Però abbiamo messo sul piatto tre miliardi per gli investimenti. Comuni e province possono spenderli subito per fare le opere pubbliche e far lavorare le aziende. E poi abbiamo rinnovato tutti i bandi regionali e ne abbiamo fatti di nuovi per dare ossigeno alle aziende e fstimolare la nascita di nuove imprese. Ne servirebbero di più ma i fondi sono limitati».
 

È ottimista per il futuro? 
«Solo se staremo attenti e non sbracheremo nella fase 2. Bisogna aprire, ma con regole ferree. Per una volta serve chiarezza dal governo. Io non ho segreti...».
 

Altri invece sì? 
«Il governo aveva fin da gennaio un piano segreto anti-pandemia che ha tenuto nel cassetto per non creare il panico. Si sono visti gli effetti. Ora è spuntato un altro dossier che parla di 151mila persone in terapia intensiva a giugno se tutti non obbediranno a Conte. Mi pare sia già stato autorevolmente contestato. Ripeto, bisogna giocare pulito. Sono abituato a dire sempre ciò che penso, non cambio opinione a seconda dei contesti e ritengo che la trasparenza paghi sempre».

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