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Matteo Renzi, il retroscena di Renato Farina: "Abbaia e non morde, le telefonate riservate su Conte"

Renato Farina
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Una settimana fa al Senato, Matteo Renzi è stato preciso come Tex Willer nel tirare su Giuseppe Conte. Ma accidenti era una fucilata con il turacciolo. Gli ha scompigliato il ciuffo. L' avvocato degli italiani se l' è ripettinato, come nulla fosse.
Ricordate? Il leader di Italia Viva lo minacciava di brutto.
Gli chiedeva conto dei soldi promessi, garantiti, e mai arrivati agli artigiani, ai commercianti, ai piccoli imprenditori e ai cassaintegrati che «non dormono la notte». L' ex premier toscano era arrivato, con un espediente retorico da tregenda, a svegliare dalle urne cinerarie i defunti di Covid bergamaschi e bresciani, per farsene portavoce e chiedere l' apertura di fabbriche, botteghe, laboratori. Rispetto al Matteo imbestialito, l' Orlando furioso delle nostre memorie liceali, ci era apparso come una gatta morta. E invece ecco che poche ore dopo, è apparso con aria vagamente mesta su Facebook il conclamato affamatore di Palazzo Chigi e ha chiesto scusa per i ritardi, e con questo ha rimboccato le coperte al tonitruante Zeus di Rignano, per qualche ora trasmutato in ronfante Morfeo. È bastato un discorso da quattro soldi, anzi di soldi neanche l' ombra, per spegnere i fuochi di guerra. Conte non è andato di persona o magari spedendo Casalino a consegnare i denari, almeno una fettina della torta da 400 miliardi, ma no: sono bastate alcune paroline di aggiustamento retorico, e il cane da guardia dei cittadini scontenti si è calmato leccando l' osso. Per un pochino. Poi ha ripreso ad alzare alti lai. Ma senza che succeda mai nulla. Del resto è noto che un discorso furibondo di 24 ore non scalda di un centigrado neppure un bicchier d' acqua. Basterebbe rovesciare il bicchiere. Ma dev' essere vietato da qualche clausola misteriosa. O da che altro?

A che gioco gioca? - In questi giorni il ministro renziano della famiglia, Elena Bonetti, si è agitata moltissimo. Come ha raccontato ieri Libero, la signora ha dato un' intervista al New York Times dove denuncia il suo governo come un orco che toglie risorse alle famiglie e al welfare che le sostiene. Era dolentissima. E però se ne sta ben rimpannucciata nell' esecutivo che ha tolto 30 milioni di euro per dare sostegno ai nuclei con persone handicappate da sostenere. Di certo anche Renzi è furioso. Ma perché se ne stanno lì? Che gioco gioca Matteo?
Ci viene in mente quanto capitava nelle corti rinascimentali. Il consigliere del Principe era autorizzato, persino pagato, per elencare crudelmente nequizie e torti al Nobiluomo, e poi a cuccia. È la funzione abbastanza comoda delle fronde: se si mettono davanti alla faccia del manovratore, costui le sposta con una mossa della mano. Un po' come i giullari di corte nel melodramma, autorizzati persino all' insulto, tanto non succede niente. È come se Renzi consegnasse continuamente alla maggioranza di governo anche il privilegio di farsi opposizione da sé.
Renzi per questo ci fa arrabbiare persino più del finto scemo Dario Franceschini. Quest' ultimo se ne sta sornione: sia che la cuccagna resti in cima al palo, sia che qualcuno la faccia cadere, è roba sua.
Renzi no. È sincero. Capisce e giudica. Ma poi ha la sindrome di Achille nella corsa con la Tartaruga. Non riesce mai a prenderla. Se crede gli diamo un consiglio noi, per rompere l' incantesimo. C' è un' occasione la prossima settimana: voti la sfiducia personale al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Con lui non è d' accordo su nulla, lo ha pure preso in giro, abrogando qualsiasi residuo di garantismo nel nostro ordinamento.
Ha eliminato la prescrizione, ha ingigantito l' invasività delle intercettazioni con il Trojan, ha consegnato ai pm il potere di esser loro a selezionare quelle utili e a buttar via quelle meno interessanti per le loro tesi. E infine il pasticcio con Nino Di Matteo che l' ha accusato in pratica di concorso esterno in Cosa nostra, e lui non l' ha neppure denunciato È semplice. È un passaggio dal pensiero all' atto, in fondo si chiama coerenza.

Telefonate riservate - Intanto trapelano recentissime telefonate di Matteo Renzi, che rivelano il segreto della sua onestà. Non è una sceneggiata per le masse il suo dissenso. Anche in privato, con i suoi alleati della maggioranza di governo, sbraita che così non si va avanti, che un disastro segue l' altro, e non ne può più. Ha detto, sostiene il Corriere, a Zingaretti & C: «Pensate davvero di andare avanti con questo governo, sapendo che in autunno sareste costretti a rincorrere le aste dei Bot andate male?».
Bravo Matteo. Siamo sicuri che quel che dice lo pensa.
Ma allora perché regge ancora il sacco a chi sta rubando il presente e soprattutto il futuro degli italiani? Non funziona così, in democrazia. Chi è convinto della inadeguatezza di chi governa, deve togliergli le leve di comando. E si fa un altro governo o si va alle urne. A meno che ci siano dei calcoli politici per cui la sopravvivenza politica propria vale di più della verità e del bene. E non è bello pensarlo.
Crede davvero agli spifferi sugli umori del presidente della Repubblica che Zingaretti ha fatto suoi, secondo cui se cade questo governo si va alle urne, e lui pertanto annegherà con il suo attuale 3 per cento? Si rilegga quanto sostenevano a suo tempo Zingaretti e i quirinalisti: si vota, Mattarella è stufo, basta così E se si andasse davvero a votare, con l' inventiva che hai, caro Renzi, figuriamoci se non ti salvi. Però intanto salva gli italiani, affonda Conte.

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