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Giuseppe Conte indagato per il coronavirus, gli esposti sono oltre 200: accerchiamento giudiziario

Alessandro Gonzato
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I giornali di regime non ne parlano. Venerdì in prima pagina non c'era traccia degli avvisi di garanzia recapitati a Conte e ai ministri Bonafede, Di Maio, Guerini, Lamorgese e Speranza. Nelle pagine interne la notizia è stata liquidata in poche righe. E dire che il fatto è unico nella storia repubblicana: mezzo governo indagato. Le accuse sono gravissime: epidemia colposa, delitti colposi contro la salute pubblica, abuso d'ufficio e attentato contro i diritti politici del cittadino per le norme legate al lockdown. Niente. Silenzio, gli ordini sono altri. La stampa asservita a Conte e Casalino continua la demonizzazione dei vacanzieri, degli aperitivi in spiaggia e delle discoteche. Il "giornale unico" fa da megafono ai virologi catastrofisti che su disposizione di Palazzo Chigi tifano e in qualche modo invocano il ricontagio e nuove chiusure. L'avvocato di Volturara Appula si è già auto-assolto dai capi d'imputazione, ha comunicato tramite i propri organi di informazione che l'inchiesta non è altro che un atto dovuto e che la procura ritiene le accuse infondate. La giustizia farà il proprio corso, vedremo. Una sentenza però è già stata scritta: sempre più italiani disprezzano l'operato di Conte, e lui disprezza l'opinione degli italiani. Se così non fosse, l'uomo di Casalino non si mostrerebbe tanto sprezzante di fronte a più di 200 esposti piovuti da tutta Italia. A presentarli sono stati singoli cittadini. E queste sono solo le pratiche di cui siamo al corrente: non è difficile immaginare che ne siano state inoltrate molte altre e può darsi che questo sia l'antipasto. Alcune saranno anche campate in aria, non ne dubitiamo. Altre però saranno fondate, a meno che - appunto - qualcuno non consideri il popolo una massa di ignoranti.

 

 


Reiterazione - I filoni d'inchiesta, dicevamo, sono due: c'è chi denuncia il governo per aver fatto poco e male nella lotta al virus (è sufficiente citare il «siamo prontissimi» di Conte di fine gennaio e la mancata istituzione della "zona rossa" nella Bergamasca), e chi ritiene che l'esecutivo da un certo punto in poi abbia adottato misure esagerate danneggiando l'economia e violando le libertà personali, tesi che sostengono giuristi dal curriculum un tantino più ricco di quello del legale foggiano. Sennonché il capo Dem Zingaretti fa delle accuse una medaglia: «Sono orgoglioso di come il governo ha affrontato l'emergenza. È stato un esempio per tutto il mondo. Dalla lettura dei giornali (chissà quali...) mi sembra di capire che l'inchiesta è un atto dovuto. Ma se ho letto bene i giornali anche la procura segnala come, allo stato attuale, reputi infondate le accuse». A leggerli deve aver fatto presto. Leggermente differente il parere del senatore di Forza Italia Gasparri: «Per Conte, più che l'archiviazione, si imporrebbe l'arresto. Il premier è in condizione di reiterare il reato ipotizzato, perché in caso di rinnovata emergenza nessuno ci garantisce che non farebbe nuovamente gli errori che ha già fatto chiudendo le parti del Paese che non andavano chiuse e lasciando aperte le "zone rosse" segnalate dal comitato tecnico-scientifico. Conte poi», ha proseguito Gasparri, «potrebbe anche inquinare le prove. Sussistono quindi i requisiti previsti dalle leggi. Il Paese è esposto a un grave pericolo. L'inerzia degli organi inquirenti è preoccupante. Conte andrebbe bloccato perché la sua permanenza a Palazzo Chigi rappresenta una minaccia per la vita degli italiani».

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