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Giorgia Meloni, Renato Mannheimer e i sondaggisti: "Fortini rossi tutti contendibili, la vera vincitrice è lei"

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Giorgia Meloni può essere considerata tra le vincitrici delle ultime elezioni regionali. Non solo è riuscita a strappare alla sinistra le Marche con il suo candidato Francesco Acquaroli, ma ha anche certificato una crescita imponente su tutto il territorio nazionale, da Nord e Sud. Il confronto con le regionali del 2015 non lascia infatti spazio ad interpretazioni, è lampante: Fdi è passata dal 2.6 al 9.6% in Veneto, dal 3.1 al 10.9% in Liguria, dal 3.8 al 13.5% in Toscana, dal 6.5 al 18.7% nelle Marche, dal 2.4 al 12.6% in Puglia. Solo in Campania la crescita è stata risibile (da 5.4 a 6%), ma lì è tutto il centrodestra ad aver sbagliato, scegliendo un candidato senza la benché minima credibilità agli occhi degli elettori campani.

Un errore che però non pesa più di tanto nel quadro complessivo, che per la Meloni è ottimo: ha almeno triplicato i voti in tutte le altre regioni, segno che gli italiani “riconoscono la serietà e la coerenza di chi non ha mai tradito la parola data”. La leader di Fdi ha ringraziato tutti gli elettori per la fiducia, dopodiché dalle colonne del Corriere della Sera ha ridimensionato il trionfo declamato dal centrosinistra: “Il governo ne esce più forte? Ma niente affatto. La maggioranza ha perso un’altra regione, il M5s si sta riducendo ai minimi termini, il loro vantaggio, anche dove hanno sempre vinto, è sempre più ridotto”. E allora la Meloni non può non concordare con tutti quei sondaggisti, come Renato Mannheimer, che dopo il voto hanno dichiarato che “non esistono più fortini rossi” e che “tutte le regioni sono contendibili dal centrodestra”. 

 

 

 

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