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Reddito di cittadinanza usato per comprare droga da spacciare: 4 arresti in Liguria, il caso che imbarazza il M5s

Attilio Barbieri
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Il reddito di cittadinanza utilizzato per acquistare la droga da spacciare sulla piazza di Genova. Accade anche questo con il sussidio grillino indebitamente incassato pure da mafiosi e camorristi. L'ultimo fatto di cronaca risale a ieri. I Carabinieri di Arenzano, alle porte del capoluogo ligure, hanno arrestato quattro persone indagate a vario titolo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti aggravato e continuato. Fin qui nulla di clamoroso. Arresti di questo genere avvengono a decine, ogni giorno, in giro per lo Stivale. In questo caso però, lo stupefacente che i quattro stavano spacciando, era stato acquistato con i denari del reddito di cittadinanza percepiti da uno dei quattro, Livio Panizzi, che riforniva di cocaina e hascisc i clienti sparsi fra Cogoleto e Arenzano, inclusi alcuni minorenni, mettendo insieme decine di cessioni al giorno con consegna anche a domicilio o in luoghi convenuti, come la stazione ferroviaria di Cogoleto.

 

 

 

Cocaina e armi - Fra l'altro il Panizzi, pregiudicato e destinatario di un'ordinanza di custodia in carcere, è indagato pure per tentata estorsione nei confronti di due clienti che ha minacciato perché non pagavano le dosi e dovrà rispondere di detenzione illegale di armi: durante le perquisizioni i Carabinieri gli hanno trovato due pistole a tamburo illegalmente detenute, una delle quali rubata nel 2009 a Milano, e 350 proiettili dello stesso calibro delle armi. L'ennesimo scandalo di un sussidio che si dimostra inadeguato. A cominciare dal meccanismo di assegnazione. Non si è ancora spenta l'eco dello scandalo scoppiato in Calabria, per la precisione in provincia di Reggio, dove centouno mafiosi, incassavano da mesi il sussidio senza avere minimamente i requisiti che danno diritto a percepirlo.

Ad accorgersi della frode è stata la Guardia di Finanza della città calabrese sullo Stretto, nel corso di un controllo condotto su 500 condannati definitivamente per associazione mafiosa e altri reati di mafia. Oltre 100 fra boss, capi e gregari di alcuni fra i principali clan della 'ndrangheta calabrese incassavano il sussidio grillino. E altri quindici avevano appena presentato domanda. Fra l'altro molti dei mafiosi scoperti a incassare il sussidio sono stati destinatari negli scorsi anni di sequestri milionari. Incluso i figli di Roberto Pannunzi, il Pablo Escobar italiano, senza dubbio uno dei maggiori trafficanti al mondo di cocaina, capace di muoverne anche due tonnellate al mese. Altri casi altrettanto clamorosi quelli scoperti sempre dalle Fiamme Gialle in provincia di Foggia: trenta destinatari del sussidio detenuti per reati gravi. Dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, all'associazione finalizzata al traffico di droga, fino al tentato omicidio e alla rapina a mano armata. E a settembre sempre i finanzieri hanno sequestrato 11 social card ad altrettante persone persone con precedenti per reati legati alla criminalità organizzata, detenute nelle carceri siciliane. 

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