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Matteo Renzi, indiscrezione sul voto di fiducia a Mario Draghi: il leader IV non parlerà in aula al Senato

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Matteo Renzi ha ottenuto ciò che voleva: Mario Draghi al governo. Non è un caso che il rottamatore non prenderà la parola durante la fiducia in Senato. Il leader di Italia Viva - è quanto scrive Augusto Minzolini sul Giornale - si è imposto il silenzio. Niente solita arringa nella giornata di mercoledì 17 febbraio. Quando l'esecutivo potrà ottenere il via libera a Palazzo Madama. Evidentemente non ce n'è bisogno. Lo stesso Renzi ha più volte ribadito di voler fare un passo indietro. "In questa vicenda ho subito tanto odio - spiegava a L'Aria Che Tira su La7 -. Non che le altre volte fossero state carezzine, ma questa volta mi sono sentito molto a disagio. Dispiace quando il coro di insulti è monocorde, ora che vediamo cosa sta accadendo avverto il bisogno per me un pochino di rifiatare". 

 

 

Questo però non lo spinge a cambiare idea. La sua battaglia per sostituire Domenico Arcuri non finisce qui. Addirittura, ricorda il retroscenista, la mancata intesa su un possibile sostituzione del commissario per l'emergenza fu una delle questioni su cui naufragò il tentativo di mettere in piedi il Conte ter. Renzi la indicò come uno dei "colmi" che lo indussero a far saltare la trattativa. "Questi - disse ai tempi - vogliono promuovere Bonafede vicepremier e mantenere Arcuri come commissario: siamo alla follia!".

 

 

La sua "stima" ad oggi non è cambiata. "Come si può andare avanti con Arcuri dopo tutto quello che è avvenuto?! Solo per fare un favore a D'Alema?! Ma su! Il primo a cui converrebbe un cambio è proprio Draghi", spiega ai suoi. Dello stesso parere anche Forza Italia. Non è un mistero che Antonio Tajani spinga per Guido Bertolaso. A fare il tipo per lui anche Sestino Giacomoni, uno dei consiglieri di Silvio Berlusconi: "Arcuri non può restare nel posto dov'è, ci vuole discontinuità. Va sostituito con un manager della sanità come Bertolaso". E chissà che il nuovo premier non cambi idea.

 

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