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Coronavirus, indiscrezioni sul dpcm di Mario Draghi: "Vietate le visite alle abitazioni private in zona rossa"

 Folla e assembramenti a Roma

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Stop agli spostamenti verso le abitazioni private, finora consentiti nelle zone rosse. È quanto si apprende da alcune indiscrezioni in merito ai contenuti del decreto che proroga il divieto di spostarsi tra regioni al 27 marzo, approvato in Consiglio dei ministri. Resta nelle zone gialle e arancioni la possibilità, una sola volta al giorno, di spostarsi verso un'altra abitazione privata abitata, tra le 5 e le 22, in massimo due persone, con i figli minori di 14 anni. Ma questa possibilità, appunto, non varrà più nelle aree rosse.

Il primo Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi sull'emergenza-coronavirus segna un cambio di passo: pare infatti che i provvedimenti di apertura e chiusura delle attività saranno stabiliti e comunicati almeno una settimana prima dell’entrata in vigore, dopo averli concordati con Regioni e Parlamento. 

 

L'Italia continuerà poi ad essere divisa per fasce di colore, ma i parametri per stabilire il livello di rischio potrebbero essere modificati e si allargheranno le zone rosse lì dove emergono focolai causati dalle varianti del virus. E però, il dogma sarà che a ogni misura di contenimento dovrà essere affiancata una misura di indennizzo, quei ristori che di fatto spesso e volentieri non sono arrivati. I presidenti di regione, infatti, invocano un netto "cambio di passo" e hanno messo in evidenza come non siano arrivati risarcimenti "per i settori che da mesi hanno dovuto bloccare le proprie attività".

 

 

Insomma, Draghi tiene una linea dura. Per il rischio delle varianti e di una nuova risalita dei contagi appare difficile ipotizzare l'apertura serale di bar e ristoranti, contro la quale si è già schierato il Cts, che ha insistito sul rischio di "procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone". 

Il Consiglio dei ministri ha nominato, poi, il generale Pietro Serino nuovo capo di stato maggiore dell'Esercito.

 

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