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DiMartedì, il sondaggio di Pagnoncelli: "Chi al governo dopo Draghi". Un ticket politico spiazzante

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Chi vedrebbero bene gli italiani al governo dopo Mario Draghi? L'ex numero 1 della Bce è premier da un mesetto, eppure Nando Pagnoncelli guarda già avanti, e il suo sondaggio per DiMartedì su La7 lascia sgomenti. D'altronde, la prospettiva temporale è lontana ma non troppo: nel febbraio 2022 si voterà il nuovo presidente della Repubblica e c'è chi azzarda che se la pandemia e relative emergenze sanitarie ed economiche saranno alle spalle, come si spera, si potrà ipotizzare un passaggio dello stesso Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale e conseguente ritorno al voto, a un anno dalla scadenza naturale di questa tribolatissima legislatura. Non a caso, tra Pd, M5s, centro e destra, sono settimane di grandi sommovimenti e piccoli movimenti sotterranei, destinati però a esplodere tra qualche mese.

 

 



Partiamo da un presupposto: secondo il 48% degli intervistati, il governo Draghi sta gestendo bene la pandemia, a fronte di un 38% con giudizio negativo e un 14% che non si esprime. Il vero scossone però arriva dalle domande politiche. Innanzitutto, chi voterebbe il Pd oggi, con Enrico Letta segretario, è il 18,9% degli italiani. "Un dato in crescita di un punto rispetto alla settimana precedente - sottolinea Pagnoncelli - e addirittura dai 3 ai 5 punti a seconda dei sondaggi usciti nelle ultime settimane quando si era parlato di Giuseppe Conte alla guida del Movimento 5 stelle, scenario che stava facendo perdere voti al partito democratico". 

 

 

 



Da questo presupposto si comprende meglio anche la sorprendente risposta all'ultima domanda del sondaggio: chi vorreste al governo dopo Draghi? Pagnoncelli propone due ticket, uno di centrosinistra e uno di centrodestra. "Il 39% degli intervistati vorrebbe Letta e Conte, il 35% Matteo Salvini e Giorgia Meloni". Dato spiazzante, ai limiti dello sconcertante: di fatto, dunque, gli italiani preferirebbero affidarsi all'usato (insicuro) Letta e al premier che al di là del gradimento mediatico ha dato prova di non aver saputo gestire né il lato economico della crisi da Covid né soprattutto il rapporto con la sua (ma sarebbe meglio dire sue) maggioranza, anziché scommettere su una nuova e inedita alleanza che a livello regionale ha già vinto praticamente tutte le sfide degli ultimi mesi. Per gli elettori di centrodestra, un'unica speranza: che quel 26% di "incerti" del sondaggio sia una quota destinata a liberarsi dalla "sindrome di Stoccolma" politica che attanaglia gli elettori.

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