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Recovery Plan, via libera dal CdM al Pnrr: il Superbonus per ora non c'è. Pensioni, torna quota 100

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Arriva a tarda notte la "green light", l'ok dell'Europa sul Recovery Plan del governo. E lo annuncia Mario Draghi al termine di una lunghissima e durissima giornata di trattative con Bruxelles. E così, alla fine di un sabato di passione, si è svolto a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri sull'informativa del ministro dell'Economia Daniele Franco sul Piano nazionale di ripresa e resilienza con il via libera finale dei partecipanti. Il testo del Pnrr sarà trasmesso al Parlamento all'inizio della prossima settimana, subito dopo sarà convocato un nuovo Cdm con l'ok al testo e l'invio a Bruxelles il 30 aprile.

Si arriva a questo epilogo dopo molti spostamenti, compreso l'ultimo: il CdM infatti era previsto per le 10 di sabato 24 aprile, poi le tensioni in maggioranza ma soprattutto tra l'esecutivo e Bruxelles. Resta il nodo Superbonus, invocato da M5s e Giuseppe Conte ma anche da Forza Italia: nel testo alla fine non c'è, ma Franco ha spiegato che si impegnerà per l'inserimento della sua proroga nel 2023. Ciò si svilupperà dopo una valutazione sugli effetti della misura da fare dopo l'estate sulla base dei dati disponibili. Se questa valutazione sarà positiva le risorse potranno essere inserite nella legge di Bilancio. M5S e Pd si dicono soddisfatti. 

Nel Pnrr molte norme a vocazione "green", per transizione ecologica, ambientale e digitali, fondamentali per l'ok della Commissione. Riferiscono fonti presenti al Cdm, che il premier Mario Draghi ha rimarcato l'occasione storica offerta del Recovery plan, confermando il disco verde dell'Europa.

Il CdM che ha dato il via libera è iniziato ben dopo le 22 ed è durato quasi due ore. Nel documento di 318 pagine, un piano Draghi in 4 grandi riforme e 6 missioni: i progetti di riforma di fisco, giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza, ma anche lo stop a Quota 100 dal 2022. Giovani, donne e Sud, poi, le tre priorità trasversali. In questo contesto, fanno rumore le proteste di FdI, che lamenta un ritardo sui tempi di presentazione del testo che, di fatto, costringerà il Parlamento a saltare ogni forma di dibattito.

Destinata a creare polemiche e frizioni anche la decisione in ambito previdenziale, con quello che ad ora sembra un ritorno nei fatti alla Fornero, anche se modifiche e correzioni sarebbero ancora possibili. Allo stato dell'arte, dal 2022 non sarà possibile andare in pensione prima dei 67 anni, circostanza che ha subito messo in allarme e sul piede di guerra i sindacati. Dopo la fine di Quota 100, l'anticipo a 62 anni sarà possibile soltanto per le mansioni logoranti. Cgil, Cisl e Uil hanno subito chiesto di aprire un tavolo di confronto con il governo.

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