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Augusto Minzolini attacca Marco Travaglio: "Pubblicava i p***i di un qualsiasi pentito, ora con Giuseppe Conte diventa garantista"

 Marco Travaglio

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C'è un dettaglio non per nulla trascurabile in questa vicenda che coinvolge magistrati e politici. "Mancano quelli che metterebbero d'accordo l'intero mondo del giustizialismo nostrano, cioè i vari Berlusconi, Salvini o Renzi. Se ci fossero stati in quei verbali probabilmente avremmo avuto conferenze stampa di magistrati e le prime pagine dei giornali: il Cav si sarebbe beccato tre edizioni straordinarie sul cartaceo e sui siti, una a colazione, una a pranzo e una a cena come le pillole per la gastrite; mentre i due Matteo solo due, la mattina e la sera", scrive Augusto Minzolini su Il Giornale.

 

 

Invece ci sono i nomi "che imbarazzano l'intero pianeta del giustizialismo italiano: quello dell'ex premier Giuseppe Conte, descritto in quei fogli come un collezionista di consulenze (del resto un avvocato di affari in soldoni che fa?), che mentre il verbale faceva l'intero giro della penisola era ancora in carica", aggiunge Minzolini, "e un nome 'sacro' della magistratura interventista, quel Sebastiano Ardita, che insieme con Piercamillo Davigo ha fondato la corrente più giacobina del sindacato togato". Un "imprevisto" che ha mandato in tilt "il meccanismo mediatico-giudiziario".

 

 

Tanto che il manettaro Marco Travaglio è improvvisamente diventato garantista. "Il direttore del Fatto, uno che su Berlusconi, Salvini o Renzi pubblicherebbe anche le barzellette spacciandole per fatti di cronaca, e che, invece, su Giuseppe Conte si comporta come quella vecchia pubblicità di gatto Silvestro che dà la caccia alla piccola Titti fino a quando non si posa su un barattolo dei pomodori De Rica ed esclama: «Su De Rica non si può!»", attacca Minzo. Ecco, Travaglio, "il Robespierre de' noantri, che nell'occasione ha vestito i panni di Cesare Beccaria, in passato ha pubblicato sul suo giornale anche 'i peti', tutti da verificare, di un qualsiasi pentito, e 'non', di mafia. Tant' è che uno dei suoi pupilli, finito a dirigere il Domani, restando fedele all'insegnamento del maestro, ha pubblicato il verbo di Amara in prima pagina". Ma adesso, su Conte, tace.

 

 

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