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Ddl Zan, silenzio del Pd davanti a Mario Draghi: nessuna domanda dopo l'affondo del Vaticano. Addio al disegno di legge?

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L’intervento del Vaticano del ddl Zan sta diventando un caso politico sempre più rumoroso. Rumore che è inversamente proporzionale al silenzio assordante che c’è stato alla Camera sul tema: nessuno ha posto lo straccio di una domanda a Mario Draghi, che pure aveva annunciato di aver preparato una risposta “strutturata” a una questione definita molto importante. E invece il presidente del Consiglio non ha fatto alcun riferimento al ddl Zan né nel suo intervento alla Camera né in quello al Senato. 

 

 

Secondo le indiscrezioni raccolte dal Fatto Quotidiano, sarebbe stato addirittura lo staff di Palazzo Chigi a chiedere di non fare domande sul tema, che a fari spenti sarebbe stato valutato come non attinente alla discussione del giorno sul consiglio europeo. Ma questa indiscrezione fa a pugni con quelle che erano state le parole dello stesso Draghi: l’unica certezza è che l’intervento a gamba tesa del Vaticano, secondo cui alcuni passaggi del ddl Zan violerebbero il Concordato, hanno mandato in tilt la politica. 

 

 

A uscirne con le ossa rotte sono soprattutto il Pd e il M5s, che alla Camera non hanno chiesto nulla a Draghi. Un’autentica presa per i fondelli, soprattutto da parte di Enrico Letta, che si è speso in levate di scudi a favore del ddl Zan e poi quando più conta ha fatto sì che i suoi rimanessero muti e ha buttato la palla in tribuna. Per il disegno di legge a questo punto sembrano esserci poche speranze di approvazione: tutto ciò sarà molto difficile da spiegare per Letta ai suoi elettori.  Per onor di cronaca, al Senato c'è stato un vago richiamo alla "laicità dello Stato" da parte del Pd. Ma di domande a Draghi nessuna...

 

 

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